Mentre in Italia ottobre si presenta come uno dei più caldi degli ultimi decenni, situazione dovuta comunque ai cambiamenti climatici, è andata molto meno bene ai Paesi dell’Africa Occidentale e centrale, secondo quanto denuncia oggi Il World Food Programme delle Nazioni Unite.
“Precipitazioni superiori alla media e inondazioni devastanti in tutta l’Africa occidentale e centrale hanno colpito cinque milioni di persone in 19 Paesi della regione, provocando centinaia di vittime e decine di migliaia di sfollat”, spiega l’organizzazione nel suo ultimo report.
Le inondazioni hanno distrutto i già scarsi mezzi di sussistenza. Oltre un milione di ettari di terreni coltivati è stato cancellato, in un regione già alle prese con una crisi della fame senza precedenti. Si tratta di uno dei più gravi disastri climatici che la regione abbia visto da anni e che potrebbe aggravare i livelli già preoccupanti di fame per milioni di persone.
Le inondazioni che hanno colpito l’Africa occidentale si verificano a pochi giorni dalla Cop27 sulla crisi climatica del prossimo 18 novembre in Egitto.
E’ urgente adesso aiutare le comunità in prima linea nella crisi climatica ad adottare pratiche di adattamento, espandendo soluzioni che affrontino le perdite e i danni subiti durante i disastri legati al clima e investendo nell’azione per il clima in contesti fragili, spiega il Wfp.
Secondo Chris Nikoi, direttore regionale del Wfp per l’Africa occidentale “Le famiglie in Africa occidentale sono già al limite a causa dei conflitti, delle ricadute socioeconomiche della pandemia e dei prezzi alle stelle dei generi alimentari. Queste inondazioni sono un moltiplicatore di miseria e sono l’ultima goccia per le comunità che già lottano per sopravvivere”.
“Il Wfp è sul campo per assistere le famiglie colpite dalle alluvioni fornendo aiuti come risposta immediata – ha aggiunto – ma anche sostegno per la costruzione della resilienza delle comunità agli shock futuri e per facilitare un percorso per superare questa situazione catastrofica”.
Le previsioni meteorologiche a breve termine indicano precipitazioni stagionali superiori alla media in tutta la regione dell’Africa occidentale. Il Wfp è sul campo fornendo assistenza di emergenza per tre mesi a 427 mila persone tra donne, uomini e bambini, nei Paesi gravemente colpiti dalle inondazioni, tra cui Repubblica Centrafricana, Ciad, Gambia, Nigeria, Sao Tomé e Principe e Sierra Leone.
Gli interventi praticati dopo l’alluvione sono principalmente diretti ai piccoli agricoltori che hanno avuto i raccolti completamente distrutti. “Promuovere l’adattamento climatico è essenziale per anticipare i rischi climatici, ripristinare gli ecosistemi degradati e proteggere le comunità vulnerabili dall’impatto degli estremi climatici”, ha spiegato Nikoi.
Nelle terre aride del Sahel, il Wfp concentra i suoi sforzi nella costruzione della resilienza locale agli effetti a catena della crisi climatica, promuovendo tecniche agricole per riabilitazione di terreni ed ecosistemi degradati.
Il Wfp implementa anche un programma di assicurazione contro i rischi climatici che migliora la gestione dei rischi climatici da parte dei governi africani. Per garantire che il programma del Wfp di risposta alle inondazioni possa assistere efficacemente le comunità colpite, il Wfp ha bisogno di 15 milioni di dollari fino a marzo 2023.
