di GraziaMaria Baracchi
La disperazione non ha solo il volto della fame ha anche quello della solitudine quando sei costretto a vivere in un ambiente nel quale non ti riconosci più. Alla fine si considera solo la propria realtà anche se tutto sta per crollare.
Quel dolore dell’anima che non concepisce un futuro inclusivo di gruppi umani diversi dal gruppo cui si appartiene perché è da loro che sei stato umiliato e rifiutato.
David Wenwei Chou conosciuto anche come Zhou Wenwei è figlio di genitori migranti arrivati a Taiwan dalla Cina continentale nel 1949 insieme agli esuli del Partito nazionalista cinese; è un cosidetto “Waishengren” di seconda generazione. Nato il 20 ottobre 1953 la famiglia emigrò l’anno successivo negli Stati Uniti.
Tutto sembrò stabilizzarsi nella sua vita; completò il ciclo di studi fino alla laurea in Gestione dell’ospitalità e da quel momento iniziò la carriera di docente universitario in diverse sedi. Pubblicò nel 2007 “International Bartending Studies”.
Dalla sua vita privata si apprende di una moglie ed un figlio residenti a Taiwan. Se per alcuni migrare può essere considerato un nuovo inizio, un’opportunità per cancellare i rancori del “Vecchio Mondo” per Chou all’opposto amplifica le divisioni storiche del suo vissuto.
I conflitti politici e le tensioni durante la legge marziale gli sono stati trasmessi dai genitori e nonni e hanno continuato a rimanere così anche se Taiwan si è evoluta.
Taiwan è l’altra Cina, la Cina alternativa. La Cina di Chiang Kai Shek, di coloro che fuggirono avendo perso la guerra civile nel ’49 da quella che stava diventando la Repubblica Popolare.
Questo stato emotivo soppresso si deteriora dopo il divorzio. Ogni aspetto della sua vita si lacera incluse le sue finanze; inizia ad inveire con i conoscenti su quanto patisse per l’indipendenza “de facto” di Taiwan.
Non viene riconfermato all’insegnamento causa malattia ed assenteismo e diventa un senzatetto dopo essere stato sfrattato dalla sua proprietà. La sua ex moglie muore. A tutto ciò si aggiunge il problema nel ricevere assistenza dal governo.
La mattina del 15 maggio 2022 invia sette volumi di appunti scritti in forma di diario presso la sede di un giornale cinese a Los Angeles poi raggiunge in macchina la Chiesa presbiteriana taiwanese di Irvine, California.
La Chiesa ha una lunga storia di difesa dell’indipendenza di Taiwan dalla Cina. Durante la legge marziale negli anni ‘70 ha contribuito a proteggere e nascondere gli attivisti indipendentisti.
L’addetto alla reception ricorda che Chou è entrato nel santuario intorno alle 10 e si è rifiutato di compilare il modulo con le informazioni personali che lo riguardavano sostenendo di averlo già fatto in passato e si è poi seduto in fondo alla sala a leggere un giornale cinese.
Tra il 2015 e il 2017, periodo in cui presta servizio come guardia di sicurezza in Nevada aveva acquistato legalmente due pistole, caricatori di munizioni e dispositivi incendiari simili a molotov.
Rimane in chiesa fino al primo pomeriggio, dove partecipa a un pranzo celebrativo, per il ritorno dell’ex parroco, poi apre il fuoco mentre circa 40 persone nella sala della comunità stanno finendo il pasto; la scena viene descritta come uno dei crimini d’odio più atroci mai visti.
Nella sparatoria oltre a 5 feriti viene ucciso il 52enne dottor John Cheng, che secondo le autorità approfittando del momento in cui la pistola di Chou si inceppa, lo sottomette e salva la vita degli anziani fedeli presenti.
Molti a Taiwan si sono affrettati ad accusare Chou di essere coinvolto con il Las Vegas Chinese for Peaceful Unification, un’organizzazione semi-ufficiale del Partito Comunista Cinese (PCC), con filiali in diversi paesi, perché nel 2019 era stato fotografato alla cerimonia di fondazione del gruppo.
Non è dunque un caso che la tragedia sia avvenuta proprio negli USA dove immigrati Taiwanesi, soprattutto i più
anziani sono ancora influenzati da dinamiche ormai residue del passato.
Le azioni di Chou sembrano piuttosto un atto spontaneo con caratteristiche della cultura americana delle armi e delle sparatorie di massa tanto da essere etichettato un “terrorista domestico” . Le sue intenzioni erano di uccidere tutti nella chiesa quindi bruciare l’edificio.
I pubblici ministeri hanno affermato che se incriminato per tutte le accuse Chou potrebbe essere condannato a morte.
L’attentato è diventato un’occasione per parlare ancora una volta delle attuali tensioni tra Repubblica Popolare Cinese e Repubblica di Cina.
L’isola di Taiwan è dirimpetto alla Cina e ne rappresenta un ostacolo naturale per l’accesso nell’oceano pacifico e da qui direttamente alle Hawaii il giardino di casa degli Stati Uniti. Pechino la considera un’isola ribelle ed è diventato sempre più aggressivo nel rivendicarla.
Il caso offre un ulteriore spunto di riflessione ovvero del clima che negli ultimi tempi si è venuto a creare nei confronti dei cittadini asiatici negli Stati Uniti; guarda caso le due nazionalità di tutti i protagonisti della tragedia.
L’alto valore simbolico della vicenda rende la percezione che la questione Taiwanese è sicuramente un tema di politica estera da affrontare e la questione, purtroppo, potrebbe internazionalizzarsi attraverso un conflitto. Finora, non vi è alcuna guerra imminente tra Cina e Taiwan, ma le vittime stanno già aumentando.
GraziaMaria Baracchi
