lunedì, Dicembre 2, 2024
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Anziani non autosufficienti: il bluff del governo incapace di Giorgia Meloni

Nonostante i proclami del governo Meloni, secondo cui la riforma per il sostegno agli anziani non autosufficienti, 3,8 milioni di persone in Italia, sarebbe entrata in vigore, il provvedimento risulta in realtà bloccato da ben 22 decreti attuativi che ne ostacolano la realizzazione.

Il progetto di ammodernamento del sostegno agli anziani è quindi stato differito a un momento non specificato. Il decreto, che segna il completamento di un percorso prolungato, spiegano gli esponenti del Patto per un nuovo welfare per la non autosufficienza, 60 organizzazioni impegnate nella rappresentanza o nella cura degli anziani, “fallisce nell’attuare la legge delega adottata l’anno scorso, eccetto che per frammenti molto limitati”.

Pertanto, i circa 4 milioni di anziani che richiedono assistenza nel nostro paese sono costretti a posticipare la speranza di testimoniare un significativo avanzamento nel sistema di welfare a loro dedicato. Eppure si trattava semplicemente di effettuare un’elaborazione tecnica della legge delega varata dal governo Draghi, accolta con lievi modifiche dal governo Meloni e ratificata dal Parlamento senza alcun dissenso da nessun partito.

Ancora una volta l’incapacità tecnico giuridica di questo esecutivo e la sua mancanza di qualsiasi sensisbilità sui temi sociali viene evidenziata. Il processo di implementazione della riforma si è rivelato estremamente tortuoso, a causa della mancanza di investimenti adeguati, delle restrizioni imposte dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e di un orientamento normativo che non ha iniziato un cambiamento immediato né ha posto le fondamenta per un futuro sistema diversificato.

Questo ha portato a una persistente valutazione negativa da parte della conferenza delle Regioni e a relazioni tese e improduttive tra il governo e tutte le parti coinvolte.

Gli analisti del Patto lodano unicamente le “direttive di sicura utilità per la valutazione della condizione di non autosufficienza degli anziani”, tuttavia sostengono che “il decreto non porta avanti la riforma dell’assistenza agli anziani”, secondo un’analisi preliminare che verrà condivisa prossimamente.

C’è quindi una mancanza di quella “riforma completa del settore, anticipata dal Pnrr e attesa in Italia da oltre due decenni”. Al suo posto, “un documento pieno di enunciati di intenti, definizioni e rinvii a ulteriori normative, destinato a lasciare inalterate le attuali politiche di assistenza agli anziani”.

Due elementi principali mettono in luce l’insuccesso nell’attuazione della legge delega. Il primo riguarda l’obiettivo primario della riforma: l’incremento dei servizi domiciliari. “Nel passaggio dalla legge delega al decreto attuativo, la riforma pianificata per l’assistenza domiciliare viene scartata. Avrebbe dovuto essere introdotto un modello specifico di servizi domiciliari per la non autosufficienza, che attualmente non esiste nel nostro paese.

Resta, invece, solo un coordinamento tra le attuali prestazioni sociali e sanitarie, ignorando questioni fondamentali come la durata dell’assistenza e l’impiego di professionisti diversificati. Gli attuali servizi a domicilio, principalmente forniti dall’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) delle ASL, si limitano spesso a un massimo di tre mesi, mentre la condizione di non autosufficienza può durare anni.

Le singole prestazioni infermieristiche offerte non rispondono alle complesse necessità della non autosufficienza, quali servizi di consulenza e supporto psicologico per i familiari. Di fatto, tali servizi, benché preziosi, non sono specificatamente progettati per questa condizione”.

Il secondo punto critico evidenziato dalPatto, si concentra sulla prestazione universale, che avrebbe dovuto rivedere e integrare l’indennità di accompagnamento. Invece, non si è vista alcuna riforma, ma è stato introdotto un provvedimento temporaneo per il biennio 2025-2026, consistente in un assegno mensile di 850 euro per gli anziani oltre gli 80 anni con un ISEE fino a 6.000 euro.

CC0 Dominio pubblico
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