La sconfitta di Kamala Harris e del Partito Democratico contro Donald Trump non è una semplice débâcle elettorale. È il sintomo di un fallimento più profondo, che risale a scelte politiche, economiche e culturali errate, oltre che a un progressivo distacco dalle esigenze della popolazione. Gli slogan democratici sulla giustizia, sul progresso e sui diritti umani non sono stati sufficienti a coprire le lacune nella comprensione dei bisogni degli elettori americani.
Il Partito Democratico, nonostante le dichiarazioni di principio, ha perso la capacità di rappresentare una visione coerente e riconoscibile. Kamala Harris ha portato avanti una campagna percepita come debole e senza identità chiara. Le idee su sanità, giustizia sociale e cambiamento climatico erano presenti, ma in modo troppo vago, sfociando in promesse astratte che non rispondevano alle urgenze delle persone comuni. Il rifiuto di Harris di riconoscere il benchè minimo erorre o limite all’amministrazione Biden ha completato la debacle comunicativa della sua campagna elettorale. Dimostrando che l’errore più grande è stato candidare la vicepresidente di Biden, ovvero la persona meno indicata, per il suo stesso ruolo, a condurre una campagna all’attacco, che aprisse a nuovi orizzonti.
Facciano alcuni esempi concreti. Sebbene “Medicare for All” fosse un cavallo di battaglia dei progressisti, i Democratici moderati, compresa Harris, hanno evitato di adottare questa proposta forte per paura di alienare elettori centristi. I cittadini, tuttavia, hanno percepito questa indecisione come un fallimento nell’affrontare i costi sanitari devastanti. Mentre in campagna elettorale si prometteva una sanità accessibile, le azioni si sono limitate a piccole riforme sul sistema privato, lasciando i problemi fondamentali irrisolti.
Durante la presidenza Biden, i Democratici hanno approvato l’ “Inflation Reduction Act”, destinato anche a incentivare le energie rinnovabili. Tuttavia, mancava una strategia chiara per salvaguardare i posti di lavoro dei lavoratori nelle industrie fossili. Questo ha suscitato una forte reazione in Stati come la Pennsylvania e il West Virginia, in cui Trump ha puntato sul sostegno alle industrie tradizionali. Ai lavoratori del carbone e del petrolio, le promesse di “green jobs” dei Democratici sono sembrate vaghe e lontane dai loro bisogni immediati.
Sebbene Biden abbia approvato alcune misure fiscali nel tentativo di alleviare l’inflazione, per molti americani i prezzi continuano a salire, soprattutto su beni essenziali come cibo e affitto. Le agevolazioni fiscali per la classe media e bassa sono arrivate tardi e sono state percepite come insufficienti rispetto alla crisi reale. L’inflazione, infatti, ha continuato a colpire i redditi delle famiglie già in difficoltà, e i vantaggi della “ripresa” sono sembrati riservati solo a Wall Street.
Mentre i Democratici hanno parlato di aumentare il salario minimo, il Congresso non è riuscito ad approvare una legge nazionale che lo innalzasse a 15 dollari l’ora. Questo ha generato un forte senso di frustrazione tra i lavoratori a basso reddito, che vedono il partito promettere molto senza mai riuscire a portare a casa risultati concreti.
Kamala Harris, come donna afroamericana e asiatica-americana, avrebbe dovuto rappresentare un ponte tra il Partito Democratico e le comunità di colore. Ma i fatti non sono stati all’altezza delle promesse. Dopo l’omicidio di George Floyd e le proteste del movimento Black Lives Matter, i Democratici hanno promesso una riforma della polizia. Tuttavia, la mancanza di misure significative come il “George Floyd Justice in Policing Act”, naufragato in Senato, ha lasciato molte comunità di colore disilluse. La promessa di “defund the police” è stata abbandonata, lasciando solo l’ombra di un cambiamento che non è mai arrivato.
Sotto l’amministrazione Biden, la crisi al confine è rimasta irrisolta. Mentre Harris e Biden avevano promesso una riforma dell’immigrazione, le condizioni nei centri di detenzione non sono migliorate sensibilmente, e molti hanno criticato il governo per aver continuato politiche aggressive contro i migranti.
Il Partito Democratico ha poi completamente perso il contatto con l’America rurale e operaia. L’élite democratica è vista da molti come lontana e arrogante, incapace di comprendere i problemi delle piccole città e delle comunità rurali. Trump, invece, ha saputo cavalcare questa percezione e ha utilizzato le preoccupazioni di queste persone a proprio vantaggio.
Nel tentativo di affrontare la crisi climatica, l’amministrazione Biden ha sostenuto un piano ambizioso per eliminare gradualmente i combustibili fossili. Tuttavia, la mancanza di piani concreti per supportare i lavoratori dell’industria energetica ha suscitato paura e rabbia in Stati come l’Ohio, dove la gente ha visto i Democratici come una minaccia per i propri posti di lavoro. Invece di rassicurare gli elettori con politiche di transizione energetica sensate, i Democratici sono apparsi freddi e distanti, alimentando il senso di tradimento.
I repubblicani hanno sfruttato commenti infelici fatti da esponenti democratici. Celebre è rimasta la frase di Hillary Clinton sui “basket of deplorables” durante la campagna del 2016, o le dichiarazioni di Obama in cui descriveva i cittadini rurali come “aggrappati alle loro armi e religione”. Queste parole, mai rinnegate e aleggianti in tutti i dibattiti del 2024, compresi gli insulti di Biden negli ultimi giorni agli elettori di Trump, hanno alimentato la descrizione di un partito democratico elitario e lontano dalla vita vera dei lavoratori, dei contadini, dei camionisti e degli operai che faticano a sbarcare il lunario.
Un altro punto chiave della disconnessione tra il Partito Democratico e la sua base è la politica estera. Il sostegno massiccio a conflitti all’estero, come in Ucraina e in Israele, è stato visto come un tradimento dei principi di pace e diplomazia. Nonostante le promesse di Biden di ridurre le tensioni a livello globale, gli Stati Uniti hanno continuato a inviare ingenti aiuti militari all’Ucraina. Mentre una parte degli americani capisce la necessità di contenere la Russia, molti elettori progressisti vedono questa politica come un ennesimo spreco di denaro pubblico e come una dimostrazione dell’influenza del complesso militare-industriale.
Il sostegno incondizionato a Israele, nonostante le ripetute accuse di violazioni dei diritti umani verso i palestinesi, ha alienato le simpatie di molti progressisti e degli americani di origine araba. Per molti, l’amministrazione Biden ha dimostrato di applicare due pesi e due misure quando si tratta di diritti umani, sostenendo alcuni alleati indipendentemente dalle loro azioni.
Mentre l’invio di armi all’Ucraina veniva descritto come necessario, molte famiglie americane, già oppresse dai problemi economici, si chiedevano perché quegli stessi soldi non venissero usati per migliorare i servizi interni. I repubblicani hanno sfruttato a meraviglia il concetto che prima di aiutare il resto del mondo andavano aiutati gli statunitensi.
Uno degli errori più evidenti nella campagna democratica è stato quello di puntare principalmente sul sentimento “anti-Trump”. Questa strategia ricorda tristemente quella adottata dal centrosinistra italiano contro Silvio Berlusconi negli anni 2000: costruire una campagna basata sull’opposizione a una figura controversa piuttosto che su una visione alternativa e forte.
Invece di proporre un piano solido, i Democratici hanno passato anni a denunciare le controversie e gli scandali di Trump, senza mai presentare una proposta chiara. Questo approccio, oltre a sembrare privo di spina dorsale, ha permesso a Trump di dipingere i Democratici come un partito del “no”, incapace di portare cambiamenti significativi. Gli elettori desiderano una visione, non solo un “nemico comune”.
Se Kamala Harris ha ereditato delle difficoltà, gran parte di queste derivano dalla presidenza di Biden. Sebbene l’economia abbia mostrato parziali segni di miglioramento, molti elettori sono rimasti insoddisfatti e delusi.
Biden aveva promesso di cancellare il debito studentesco per milioni di americani. Tuttavia, il piano è stato ridimensionato e molti elettori giovani, una base fondamentale per i Democratici, si sono sentiti traditi.
Anche se l’economia ha avuto una parziale ripresa post-pandemia, il problema dell’inflazione ha continuato a pesare sui salari. Biden non è riuscito a contrastare questa percezione di stagnazione economica, e la Harris ne ha inevitabilmente pagato le conseguenze.
La sconfitta di Kamala Harris e dei Democratici non è solo un inciampo elettorale. È una disfatta politica che rivela una distanza siderale tra le promesse di un partito elitario e le realtà vissute dalla popolazione. E proprio come in Italia, la supponenza di credere di poter ignorare le esigenze profonde di elettori delusi ha dato benzina all’ondata conservatrice che dilaga in tutto il mondo.
Prendersela con Biden per i propri fallimenti, come ha fatto Harris, è solo l’ultimo sintomo di un partito che ha perso il contatto con le proprie radici popolari. Ma di qui in avanti, in un’America che si sposta decisamente a destra, saranno i Democratici a dover restare in panchina a lungo, chiedendosi se esista ancora una strada per tornare a rappresentare il popolo che hanno lasciato per strada e che ha trovato rifugio presso Trump.