mercoledì, Novembre 6, 2024
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Barriere architettoniche e non sulla strada del Garante Disabilità

La condizione dei soggetti che vivono questa realtà è sempre nell’agenda politica e sociale della nazione Italia. Ovviamente è un idea del tutto personale ma esiste un ipocrisia linguistica ossia: disabile, diversamente abile,invalido, quando si è semplicemente handicappato, poi ritenerlo offensivo serve solo a pulirsi la coscienza, perché la realtà quotidiana contempla: scivoli occupati, idem gli stalli dedicati, barriere architettoniche, nonostante gli sforzi, ancora esistenti, nel privato spesso il portatore di handicap è vissuto come una scocciatura perché esistono obblighi quali servizi igienici adatti fino ad arrivare all’assunzione obbligatoria.

Esiste una legislazione che tutela la condizione di minorità attraverso sussidi, agevolazioni fiscali e sanitarie, associazioni del terzo settore finalizzate al supporto materiale e mentale dei soggetti.

Ad inizio anno il Belpaese si è dotato del Garante Nazionale Disabilità, anche se la figura è già esistente in alcune regioni e comuni, il cui compito è così definito dalla titolare del ministero della disabilità: “Il Garante sarà un punto di riferimento per molti cittadini, un organismo operativo e con propria autonomia e indipendenza per la tutela dei diritti delle persone con disabilità, e nel rispetto della Convenzione Onu. Dal 1 gennaio 2025 il Garante sarà operativo e al servizio dei cittadini”.

Si rammenta che il mondo della disabilità è articolato, complesso, l’Organizzazione Mondiale della Sanità obtorto collo l’ha categorizzato in: motoria, intellettiva, psichica e sensoriale.

Questo molto breve excursus può essere utile per le persone come il sottoscritto che fino a nove anni orsono conosceva solo i termini dell’universo narrato. La nazione ha messo a sistema la disabilità ,seguendo regole e schemi predisposti, e con il concorso coordinato di tutte le energie e le risorse disponibili. Per la legge dei grandi numeri le città di media e grande dimensioni sono più attrezzate.

Ma il gap che si può eliminare è quello culturale, perché in assenza della sensibilità, ma anche del principio che deve vigere in qualsiasi comunità, ossia:” la mia libertà finisce dove inizia la tua”, lo stato d’inferiorità si amplifica, dicendo addio alla tanto decantata inclusione. Si chiude con un appello rivolto a tutti: non strumentalizzate la disabilità.

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