domenica, Novembre 10, 2024
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Calabria al collasso tra povertà e disoccupazione

La Calabria, nota per la sua bellezza naturale e il patrimonio culturale, si trova al centro di una crisi economica e sociale che non accenna a migliorare. I numeri più recenti la pongono in una posizione critica non solo in Italia, ma in tutta l’Unione Europea.

Nel 2023, la disoccupazione ha toccato il 15,9%, ben oltre la media nazionale che si è ridotta al 7,7%. In termini assoluti, i disoccupati calabresi sono 102.000, una cifra elevata considerando la popolazione complessiva della regione.

Ma il dato più preoccupante riguarda il rischio di povertà ed esclusione sociale. Secondo un rapporto di Eurostat, quasi una famiglia su due in Calabria (48,6%) vive con la costante minaccia di cadere in povertà, il peggior dato di tutta l’Unione Europea.

Questo tasso ha subito un aumento rispetto al 2022, quando il 40% dei calabresi era in questa condizione. La media europea, invece, si attesta al 21%, il che mette in evidenza il profondo divario tra la Calabria e il resto del continente.

Il quadro generale del Sud Italia non è molto più roseo: regioni come Campania (44,4%), Sicilia (41,4%) e Sardegna (32,9%) mostrano percentuali simili, ma la Calabria si distingue negativamente.

Questa situazione di sofferenza economica non riguarda più solo le fasce storicamente più vulnerabili, come i senza tetto o le persone emarginate. Sempre più famiglie “normali” si ritrovano a vivere nell’indigenza, spinte al margine dalla mancanza di lavoro e da un sistema economico che non riesce a fornire soluzioni a lungo termine.

Un aspetto allarmante è che, con l’aumento del numero di figli, cresce anche il rischio di povertà: nel 2023, il 50,5% delle famiglie calabresi con tre o più figli minori vive in condizioni di povertà relativa, rispetto al 39,3% dell’anno precedente.

Un altro indicatore chiave del divario economico è il reddito medio annuo. Secondo i dati della CGIA di Mestre, la Calabria si posiziona all’ultimo posto in Italia con un reddito medio annuo lordo di 14.960 euro, praticamente la metà di quello registrato in Lombardia, che guida la classifica con 28.354 euro.

Questa differenza nelle retribuzioni non solo accentua le disuguaglianze tra Nord e Sud, ma rischia di aumentare ulteriormente con l’introduzione dell’autonomia differenziata, un sistema che potrebbe avvantaggiare le regioni settentrionali a scapito di quelle meridionali.

La situazione socioeconomica della Calabria ha un impatto devastante sulla popolazione, soprattutto sui giovani. La mancanza di prospettive lavorative spinge molti di loro a emigrare, portando via competenze e risorse che sarebbero fondamentali per la rinascita della regione.

Questa “fuga di cervelli” è una delle conseguenze più tragiche, poiché priva la Calabria delle sue forze migliori, rendendo ancora più difficile una ripresa economica. Secondo l’Istat, tra il 2010 e il 2020 oltre 200.000 giovani calabresi hanno lasciato la regione, aggravando il già serio problema dello spopolamento.

Dietro questi numeri si celano vite reali, famiglie che lottano quotidianamente per sopravvivere. La crisi non è solo economica, ma anche sociale, con un impatto profondo sulla qualità della vita e sulla coesione della comunità.

Per affrontare questa situazione, è necessario un piano di intervento che miri non solo a risolvere le emergenze, ma anche a creare condizioni per uno sviluppo sostenibile a lungo termine.

La Calabria si trova in una condizione di estrema fragilità, con un futuro che appare sempre più incerto. Sono necessari investimenti mirati, politiche di sviluppo e un impegno concreto per ridurre il divario Nord-Sud, offrendo nuove opportunità di crescita e lavoro ai cittadini calabresi. Senza azioni decisive, il rischio è che la Calabria continui a scivolare nel baratro della povertà e dell’emarginazione.

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