Guardo alle vicende di Azione e Calenda più o meno con lo stesso interesse che aveva Margaret Mead per gli Arapesh e i Mundugumor, fenomeni interessanti da un punto di vista antropologico, saranno invece gli elettori a decidere se sono interessanti anche per la politica. Ma sull’alleanza elettorale Carlo Calenda ha ragione, al di là del cattivo costume di stringere accordi che vengono rimangiati in poche ore, che contribuisce ulteriormente a rendere non credibile la vita politica italiana. Ha sbagliato semmai ad accettare prima di rifiutarla la prolunga con Verdi e Sinistra Italiana.
Azione è roba di centro tendente a destra con simpatie per Renzi, non lo scopriamo oggi. Per chi guarda a sinistra è materia sufficiente per buttarli giù dalla torre senza rimorso tutti e tre, Azione, la destra e Renzi, ma la discussione tra Calenda e Letta non riguarda chi guarda a sinistra, che si bea in queste ore di qualche collegio che Verdi e Sinistra Italiana hanno ricevuto come oro incenso e mirra dal Pd. Il Pd è a sua volta un partito/stato di governo perpetuo, il problema del centro per il Pd non è politico ma elettorale, mentre Calenda e soci hanno posto un problema politico.
La critica sovrana che piove su Calenda dagli elettori e simpatizzanti del Pd è infatti che con la sua mossa, ammesso che l’ammucchiata Letta, Calenda, Di Maio, Bonino, Bonelli, Fratoianni avesse possibilità di battere il centrodestra, gli farà perdere le elezioni. Di politica intesa come programmi non parla nessuno. Nemmeno Calenda, sia chiaro, perchè la sua è una mossa di costruzione identitaria, il tentativo di staccare la spina all’egemonia del Pd sul centro progressista facendosi ruotare intorno satelliti della deriva vagamente sinistrorsa.
Ma adesso la partita cambia e il Pd dovrà spostare di nuovo a destra il suo asse politico per prendersi gli elettori di Calenda, anche se nessuno sa quanti siano.
La prima difficoltà che la mossa di Calenda pone al Pd è infatti adesso di essere troppo esposto a sinistra e in compagnia di chi ha sfiduciato più volte Mario Draghi in Parlamento.
Che il Pd si sia spostato a sinistra naturalmente non è vero, ma questo è il teatrino della politica italiana e in questo teatro instabile si svolge la rappresentazione. In questo senso il problema posto da Calenda al Pd è tutto politico: voi siete la sinistra e noi il centro laico. Non solo: rubiamo il centro a voi e correndo da soli lo rubiamo anche al centrodestra, per essere noi l’unico centro. Il rischio di un naufragio elettorale naturalmente c’è, ma l’alternativa era di finire tra i peones del Pd, probabilmente alla fine ne sarà valsa la pena comunque.
Nel frattempo Renzi e le liste civiche di Pizzarotti hanno stretto un accordo. Se si congiungeranno ad Azione e Calenda lo sapremo a breve, sembra comunque probabile, e questa è un’altra grossa novità che a colpi di somme di 1,qualcosa unite al gran rifiuto di Carletto dai Parioli può dare un peso anche elettorale ulteriore al progetto di Azione. Adesso però Calenda dovrebbe al Parlamento europeo dimettersi dalla delegazione Pd-Siamo Europei nel gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici, in cui è rimasto anche dopo essere uscito dal Pd nel 2019, se vuole essere credibile e non considerato il solito poltronaro tra tanti.
Resta da vedere se a tutto questo movimento di pedine sono più interessati i giornali o gli elettori, ma di fatto l’unica vera novità delle elezioni 2022 è diventata questo centro non alleato direttamente con il centrodestra che recide il cordone ombelicale con il Pd. Con le incognite di un parlamento fortemente ridotto nel numero dei deputati potrebbe verificarsi qualche scossone interessante per il futuro.
Un futuro italiano da cui, che sia Meloni o Salvini o Tajani o Calenda o Renzi o Letta o Bonino o Bonelli o Fratoianni, resta sempre assente la povertà di un Paese in cui il 10% della popolazione vive al di sotto della povertà (lo metteremo in calce a ogni articolo fino allo sfinimento), le paghe da fame per chi lavora e l’assenza di lavoro per chi lo cerca, la mancanza di assistenza per i soggetti fragili economicamente e socialmente, la cancellazione dei diritti sindacali, l’autonomia nella collocazione internazionale. Ma che problema stupido vuoi che sia la fame, quando la propaganda ti spiega che il problema dell’Italia è di evitare l’avvento o il ritorno del fascismo?
