venerdì, Marzo 24, 2023
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Caso Cospito e 41 bis: Ode a Donzelli

Eppure questo tal Donzelli lo dobbiamo ringraziare. Quando ormai rammolliti da anni di lavaggio del cervello, di sensi di colpa per non essere capaci di vedere il cambiamento, il mondo che, ci dicono dai giornali e dalla televisione, non è più quella cosa divisa in destra e sinistra con cui siamo cresciuti, ecco lì che il deputato Donzelli, che già presentato con questa locuzione sembra un ossimoro, ci ricorda che un fascista è per sempre.

Senza Donzelli e la sua logica da Bignami letto di fretta, saltando le pagine pari e molte anche di quelle dispari, il suo sillogismo di primo grado, oggi resteremmo con il dubbio che la battaglia per l’abolizione del 41 bis e l’ergastolo ostativo sia una battaglia condivisa dalle forze sociali e politiche. Invece no, è una battaglia di sinistra, ma di quella sinistra che non siede più in parlamento, se non con l’eccezione di alcuni profughi accampati in formazioni satellite del Pd.

Grazie a Donzelli dunque abbiamo capito due cose. Gli eredi dell’Msi, ai quali ci affanniamo sempre a trovare una contestualizzazione democratica (ma dai, non sono più antisemiti, non sono più antidemocratici, non sono più bugiardi matricolati che falsano la storia e mentono in parlamento …) gli eredi dell’Msi restano eredi del Msi, è più forte di loro, hanno a che fare con la democrazia come il dottor Mengele con la medicina.

La seconda cosa importante che gli interventi di Donzelli e quell’altro hanno portato alla luce è che il 41 bis è un provvedimento varato e sostenuto con il pieno consenso del Pd. In ogni intervento in Parlamento, anche quelli contro Donzelli, i deputati di quel partito hanno tenuto a ribadire che la necessità del 41 bis non era in discussione. Lo sapevamo ma magari senza Donzelli adesso poteva restare questo equivoco. Per il Pd al massimo può valere l’aspetto umanitario del caso Cospito. Che c’è, sia chiaro che c’è, e ben venga comunque un provvedimento che impedisca la morte di un essere umano. Ma non hanno il coraggio nemmeno per dire chiaramente questo.

L’esacerbazione degli animi provocata da Donzelli ha permesso di fare chiarezza: la quasi totalità delle forze politiche in parlamento pensa che far stare una persona in una cella di tre metri per due, quando va bene, senza libri e giornali, con un incontro familiare al mese diviso dai vetri, sia coerente con i principio costituzionale della riabilitazione. I mafiosi, certo, quei mafiosi che Cospito non avrebbe incontrato se lo stato stesso non lo avesse messo al 41 bis, che, per i più disattenti, non è un simposio d’intellettuali dove potendo scegliere tra Giordano Bruno Guerri e Alberto Angela Cospito ha preferito a loro un camorrista con cui passare l’ora d’aria.

L’utilizzo distorto di verbali secretati di cui Donzelli è venuto a conoscenza per il suo ruolo nel Comitato di Controllo sui servizi è tipico di chi con quei servizi ha sempre avuto rapporti così stretti da risultare quasi impossibile esaminarli separatamente. Però resta la gratitudine per questo residuato degli anni 70, non per anagrafe ma per modalità di comportamento, venuto a ricordarci che loro sono sempre gli stessi e siamo noi che abbiamo invece rinunciato a essere diversi.

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