Secondo la ricerca di Tecnè “Il nuovo contesto socioeconomico e le misure di contrasto alla povertà e alla vulnerabilità” il 30 per cento delle famiglie italiane fa fatica ad arrivare a fine mese. Un terzo della popolazione che rischia di non coprire i suoi bisogni primari.
Questa percentuale però non è un punto definitivo della crisi italiana, con il peggioramento dell’inflazione. Secondo gli studiosi potrebbe aumentare di 5 punti con una inflazione a due cifre.
Il problema non riguarda le categorie storiche dei poveri, spesso identificate con la popolazione disoccupata. La ricerca mette in evidenza il fenomeno dei working poors in forte crescita, coloro che pur lavorando non riescono a fare fronte alle spese quotidiane.
Tra il 2007 e il 2021 il tasso di povertà nelle famiglie che ruotano intorno a una persona che opera nel lavoro autonomo è raddoppiato dal 4 all’8%, mentre l’incidenza nelle famiglie basate sul lavoro di operaio è passato dal 22 al 30%. Colpito anche il lavoro dipendente con una crescita dal 7 al 10% del tasso di povertà.
Un qualsiasi imprevisto nella vita di tutti i giorni, una tassa da pagare o la necessità di una spesa medica anche minima possono ormai far scivolare una famiglia nel baratro della povertà.
I calcoli della ricerca dimostrano che se l’inflazione salisse a una quota tra il 12 e il 14% sarebbero almeno 300 mila le famiglie le famiglie immediatamente scaraventate verso la povertà.
Il totale dei poveri nel nostro paese raggiungerebbe il tetto dei 10 milioni contro gli attuali 9,6 milioni censiti. Il totale dei nuclei cosiddetti a povertà intermittente toccherebbe quota 2,4 milioni.
Parlando invece delle famiglie con ancora un piede nella normalità secondo la statistica reddituale numerica formale ma in predicato di scivolare verso la miseria, lo studio afferma che salirebbero da 2,8 a 3,4 milioni di nuclei, con un aumento di 600 mila unità.
Addizionando i tre fattori principali, ovvero quello della povertà acclarata, della povertà solo formalmente non rilevata e del rischio povertà la statistica crescerebbe del 5% portando il totale delle persone colpite a 27 milioni e delle famiglie in povertà al 35%.
