Le dichiarazioni della ministra Roccella e il suo invito ai medici per la delazione delle pazienti che ricorrono alla maternità surrogata, oltre che eticamente discutibili, toccano un punto delicato nel diritto italiano: il ruolo dei medici. La ministra ha suggerito che i medici, in quanto pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio, avrebbero il dovere di segnalare alle autorità competenti qualsiasi caso di maternità surrogata di cui venissero a conoscenza. Questo solleva interrogativi sui limiti etici e legali della delazione in campo medico.
Dal punto di vista giuridico, i medici sono obbligati a rispettare il segreto professionale, sancito dall’articolo 622 del codice penale e dal Codice di Deontologia Medica. Il segreto professionale vieta al medico di rivelare fatti appresi nell’esercizio della propria professione, a meno che non vi sia un obbligo di legge contrario. Tuttavia, la legge italiana non prevede espressamente l’obbligo di segnalare i casi di maternità surrogata, ponendo i medici in una posizione ambigua.
Secondo l’articolo 331 del codice di procedura penale, i pubblici ufficiali hanno l’obbligo di denunciare i reati perseguibili d’ufficio di cui vengono a conoscenza nell’esercizio delle loro funzioni. Ma la maternità surrogata, pur essendo un reato, non rientra sempre tra quelli perseguibili d’ufficio. Questo aspetto rende complesso e controverso l’invito della ministra.
Etica e medicina: la tutela del paziente
L’invito della ministra alla delazione pone anche seri problemi etici. La relazione di fiducia tra medico e paziente è un elemento fondamentale del sistema sanitario. La delazione da parte dei medici potrebbe incrinare questa fiducia, scoraggiando i pazienti dal rivelare informazioni cruciali per la loro salute e sicurezza.
Il Codice di Deontologia Medica stabilisce che il primario dovere del medico è la tutela della salute del paziente. Il rispetto del segreto professionale è considerato un obbligo imprescindibile, a meno che la legge non imponga espressamente la sua violazione, come nel caso di malattie infettive o di pericolo imminente per la vita di terzi. L’invito alla delazione, pur basandosi su una normativa vigente che vieta la maternità surrogata, non tiene conto dell’impatto che potrebbe avere sulla relazione medico-paziente.
Un ulteriore punto di complessità riguarda il riconoscimento dei bambini nati da maternità surrogata all’estero. La legge italiana non prevede norme specifiche per il riconoscimento di questi bambini, e ci sono stati numerosi casi in cui le coppie italiane si sono viste negate la trascrizione dell’atto di nascita del figlio nato all’estero tramite surrogata. Tuttavia, alcune sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo hanno stabilito che i bambini nati da surrogata devono essere tutelati nei loro diritti fondamentali, incluso il diritto all’identità.
In Italia, nonostante il divieto assoluto, diverse sentenze di tribunali hanno stabilito la trascrizione di questi atti di nascita, riconoscendo come genitori i committenti, in virtù del superiore interesse del minore.
Alcuni riferimenti di legge possono aiutare ulteriormente a chiarire la questione:
Codice Penale: Segreto professionale (art. 622)
Il segreto professionale è regolato dall’articolo 622 del Codice Penale italiano, che sanziona chiunque, avendo appreso un’informazione per ragioni di ufficio o professione, la riveli senza giusta causa. Le pene possono includere una multa o la reclusione fino a 1 anno, ma è una tutela strettamente connessa all’esercizio delle professioni, inclusi i medici.
Codice di Procedura Penale: Obbligo di denuncia (art. 331)
Secondo l’articolo 331 del Codice di Procedura Penale, i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio hanno l’obbligo di denunciare reati perseguibili d’ufficio di cui sono venuti a conoscenza nell’esercizio delle loro funzioni. Tuttavia, il caso della maternità surrogata non è sempre trattato come un reato perseguibile d’ufficio, e questo è uno dei punti cruciali della questione: i medici non hanno un obbligo giuridico chiaro e definito di denuncia in questo caso, il che rende complessa l’interpretazione delle dichiarazioni della ministra.
Obblighi etici del medico
Secondo il Codice di Deontologia Medica, il segreto professionale è un dovere fondamentale per il medico. Tuttavia, vi sono eccezioni a tale segreto in presenza di obblighi di legge (ad esempio, in caso di malattie infettive o in situazioni di grave pericolo per terzi), ma non ci sono disposizioni che impongano esplicitamente la denuncia di pratiche di maternità surrogata. Pertanto, la richiesta della ministra confligge con il Codice deontologico.
Obbligo di denuncia delle conseguenze di un reato
Nel caso di lesioni o ferite causate da un reato, come ferite da arma da fuoco, i medici sono obbligati a denunciare questi casi. Questo obbligo deriva dall’articolo 365 del Codice Penale, che impone a chiunque eserciti una professione sanitaria di riferire all’autorità giudiziaria o ad altra autorità (come la polizia), entro 48 ore, i casi in cui abbia prestato assistenza a una persona che presenta lesioni gravi o mortali derivanti da atti di violenza, o in cui vi siano sospetti di reato. Se non lo fanno, rischiano di essere sanzionati con la reclusione fino a 1 anno o con una multa.
Differenza con la maternità surrogata
La maternità surrogata, pur essendo vietata in Italia, non produce conseguenze fisiche o evidenti lesioni assimilabili a quelle che derivano da un reato violento, come le ferite da arma da fuoco o le lesioni personali gravi. Pertanto, il caso della maternità surrogata non rientra nelle fattispecie che i medici sono obbligati a denunciare in quanto conseguenze di un reato.
I reati perseguibili d’ufficio e l’obbligo di denuncia
In Italia, non tutti i reati richiedono una denuncia da parte dei medici. L’obbligo di denuncia si applica ai reati perseguibili d’ufficio: questi sono reati che, per la loro gravità, devono essere perseguiti indipendentemente da una denuncia della vittima o di terzi. Tuttavia, come accennato prima, la maternità surrogata non è generalmente trattata come un reato perseguibile d’ufficio, e non esiste una norma che imponga esplicitamente ai medici di segnalare tali casi.
In sintesi, la differenza sostanziale è che i medici devono denunciare le conseguenze fisiche o mediche evidenti di un reato, come le ferite da arma da fuoco, ma non sono obbligati a denunciare la maternità surrogata o le sue conseguenze, perché non comporta pericoli immediati per la salute o lesioni violente e perché la pratica non rientra automaticamente tra i reati perseguibili d’ufficio.