Mentre molti Paesi europei irrigidiscono le loro politiche migratorie, la Spagna si muove in controtendenza con un piano ambizioso che prevede la regolarizzazione di circa 900.000 migranti irregolari nei prossimi tre anni. La misura, che entrerà in vigore a maggio 2024, mira a soddisfare il fabbisogno crescente di manodopera e affrontare le sfide demografiche di un Paese con uno dei tassi di natalità più bassi in Europa.
Un piano per la prosperità
Secondo il governo spagnolo, circa 300.000 migranti all’anno potranno ottenere permessi di soggiorno e di lavoro, a condizione di risiedere in Spagna da almeno due anni. Elma Saiz, ministro per le Migrazioni, ha spiegato che questa iniziativa non riguarda solo il “rispetto dei diritti umani”, ma anche la “prosperità” del Paese. La Spagna necessita infatti di circa 250.000 lavoratori stranieri all’anno per mantenere il suo stato sociale, minacciato dall’invecchiamento della popolazione e dalla bassa natalità.
Pedro Sánchez, primo ministro, ha sottolineato che “la chiave per la migrazione sta nel gestirla bene”, evidenziando l’importanza di un approccio pragmatico per sostenere la crescita economica e garantire la sostenibilità del welfare.
Le sfide burocratiche
Nonostante le buone intenzioni, il piano presenta ostacoli significativi. Il processo per ottenere i permessi rimane complesso, con lunghe attese causate dalla mancanza di personale pubblico. Patricia Fernández, avvocato della Coordinating Association of Neighborhoods, ha definito il sistema “eccessivamente rigoroso”, rilevando che le lentezze burocratiche scoraggiano sia i migranti sia le aziende.
Ismael Gálvez Iniesta, economista dell’Università delle Isole Baleari, ha evidenziato che molti migranti irregolari in Spagna sono donne provenienti dal Sud America, giunte inizialmente con visti turistici. Sebbene queste persone parlino già la lingua e si integrino più facilmente, la burocrazia per la regolarizzazione e la contrattualizzazione lavorativa resta un deterrente.
Un modello alternativo in Europa
Mentre la Spagna cerca soluzioni per integrare i migranti, molti Paesi europei adottano misure restrittive. Germania e Francia hanno intensificato i controlli alle frontiere, e Paesi come la Svezia stanno proponendo incentivi economici per spingere i migranti a tornare nei loro Paesi d’origine. In questo contesto, la strategia spagnola si distingue come un tentativo di gestire la migrazione in modo equilibrato, rispondendo sia a esigenze economiche sia umanitarie.
Secondo un sondaggio UE, il 70% degli europei ritiene che le tendenze demografiche attuali rappresentino una minaccia per la prosperità economica. Tuttavia, il dibattito sull’immigrazione è spesso dominato da paure legate all’identità nazionale e all’impatto sui servizi pubblici, alimentate dai partiti di destra.
Il nodo dei nuovi arrivi
Il piano spagnolo non include i nuovi migranti, come le 25.500 persone arrivate illegalmente alle Isole Canarie nel 2023, più del doppio rispetto all’anno precedente. Questo solleva interrogativi sull’efficacia del piano nel rispondere all’intera questione migratoria.
Un banco di prova per l’Europa
La Spagna si trova a un bivio nelle sue politiche migratorie, cercando di bilanciare le necessità economiche con le sfide sociali. Se avrà successo, il piano potrebbe diventare un modello replicabile in altri Paesi. Tuttavia, senza una gestione efficace delle sfide burocratiche e un approccio inclusivo per i nuovi arrivi, il rischio è che il piano rimanga un’opportunità mancata.
Pedro Sánchez ha espresso fiducia nel progetto, sottolineando che “gestire bene la migrazione” è la chiave per garantire un futuro prospero. In un’Europa divisa e spesso ostile nei confronti dell’immigrazione, la Spagna punta a dimostrare che inclusione e sviluppo economico possono andare di pari passo.