Lo studio biennale della Fondazione Mo Ibrahim (un miliardario britannico di origine sudanese che ha destinato parte della sua ricchezza alla promozione della democrazia in Africa), che stila una classifica della qualità della governance complessiva in tutta l’Africa, indica un continente che nei suoi 54 paesi è meno sicuro e meno democratico rispetto a dieci anni fa. Un’ondata di colpi di stato militari e la diffusione di conflitti armati minacciano di bloccare, e persino di invertire, anni di progressi politici in tutta la regione.
Il rapporto indica 23 colpi di stato riusciti o tentati dal 2012. Gli ultimi, nell’ordine, sono quelli in Mali e in Burkina Faso, un tempo noti per la loro relativa stabilità politica, che hanno subito due colpi di stato ciascuno.
Analisti ed esperti si sono preoccupati per anni del declino democratico in Africa. Secondo le classifiche di Freedom House, un think tank con sede a Washington, due terzi degli stati africani sono stati classificati come “non liberi” nel 1989. Nel 2009, due terzi erano considerati “liberi” o “parzialmente liberi”.
Le tendenze positive scaturite dalla fine della Guerra Fredda non sono però continuate in quest’ultimo decennio, poiché una miriade di governi si è nascosta dietro la foglia di fico della democrazia elettorale pur consolidando una presa più autocratica sul potere. Le cause vengono identificate nel basso sviluppo socio-economico, nei conflitti e nell’insicurezza. Fenomeni accompagnati da istituzioni deboli, mancanza di indipendenza giudiziaria, manipolazione delle leggi elettorali e delle norme costituzionali, nonché gravi limitazioni dei diritti civili e politici.
“In pratica, i regimi autoritari sono diventati abili nell’usare una facciata di legalità per legittimare la loro presa sul potere”, aggiunge il rapporto. Tuttavia, il desiderio di una maggiore democrazia e di un governo più forte è diffuso in Africa, come indicano recenti sondaggi.
Secondo l’analisi della Mo Ibrahim Foundation, ci sono stati notevoli miglioramenti in altri indicatori continentali, compresi i progressi nella sanità e nell’istruzione, l’uguaglianza per le donne e le infrastrutture per lo sviluppo. Ma l’Africa non può eludere un momento globale travagliato, in cui la democrazia è in declino anche altrove, in cui il cambiamento climatico provoca il caos nelle comunità più povere e vulnerabili del mondo e in cui le vicissitudini della pandemia hanno messo in luce le economie sofferenti e piene di debiti del mondo in via di sviluppo.
