Se per capire tutto devi ragionare a 360 gradi per cambiare tutto te ne bastano 180 di gradi. Questioni di visione e di salti, non nel vuoto ma in alto. Questa è stata la vita di Richard Douglas Fosbury detto Dick, nato a Portland, Oregon, il 6 marzo 1947 e morto a 76 anni ieri, 12 marzo 2022, nella sua città natale. Campione olimpico nel salto in alto a Città del Messico nel 1968 ma soprattutto colui che ha rivoluzionato la tecnica della sua specialità.
180 gradi, appunto. Prima di lui occorreva soltanto una grande forza fisica per scavalcare l’asticella, una grande spinta con la gamba a terra che saltava mentre l’altra gamba scavalcava l’asticella trainando il peso di tutto il corpo che con il torace si avvitava intorno all’ostacolo. Lui invece scoprì che occorreva molta meno forza per andare più in alto, prendendo la rincorsa lateralmente e girandosi di spalle rispetto all’ostacolo al momento del salto, inerpicandosi con la schiena a passare l’asticella e richiamando con minor sforzo le gambe. Efficace ed elegante, il Fosbury Flop.
Le persone come Dick Fosbury vedono prima degli altri ciò che avrebbero potuto vedere tutti ma non hanno avuto la capacità di vedere. Siccome tutti fanno in un modo allora anche tu devi fare in quel modo. C’è uno però che dice “guardate che si può fare anche così” e tutti lo deridono, questo è esattamente ciò che è accaduto a Fosbury, salvo che oggi tutti nel mondo adottano quel modo diverso, scordandosi di aver deriso l’inventore.
Per essere un rivoluzionario non occorre che dai fuoco al palazzo del potere, ma che cambi il modo di pensare di tutti. E questo ha fatto Fosbury rimanendo umile come atleta e come persona per tutta la vita. Come nelle arti marziali, dove non importa se sei un bestione enorme per vincere un confronto, Dick Fosbury ha trasformato la sua scarsa forza fisica, scarsa sempre in senso relativo rispetto agli altri, in un vantaggio da utilizzare diversamente.
Infatti quando gli altri l’hanno capito i valori sono poi tornati a riposizionarsi, i “forti” hanno adottato il metodo Fosbury diventando ancora più forti e per lo stesso inventore del nuovo stile non c’è stato più spazio sul podio dopo la rivoluzione del ’68, che lui non ha portato per le strade, ma in quello stesso stadio di atletica dove mentre lui vinceva la medaglia d’oro del salto in alto il vincitore dei 200 piani Tommie “Jet” Smith salutava dal podio a pugno chiuso, nello stile delle Black Panters. La rivoluzione ha tante facce.
Per questo gli rendiamo onore pur con il dispiacere di salutarlo per sempre. Perchè più in alto nel cielo c’era arrivato prima di tutti gli altri, materialmente e non per metafora religiosa. Nella sua autobiografia Fosbury si era descritto come “uno dei peggiori saltatori in alto”, spiegando di aver adattato quella tecnica al suo corpo e senza alcuna pretesa di definire uno standard per tutti, soltanto sfruttando al meglio le sue caratteristiche per migliorarsi.
Alla tristezza di familiari e amici che lo hanno amato in vita aggiungiamo la nostra, di sconosciuti che perdono un pezzo della propria storia insieme a Dick Fosbury. Con lui se ne va uno degli ultimi personaggi che hanno illuminato il mondo con un messaggio semplice e rivoluzionario allo stesso tempo, che hanno indicato una via perchè sapevano guardare con occhi diversi ciò a cui tutti guardavano con i paraocchi. Non ci sarebbe spazio oggi per uno come lui, non c’è più spazio per chi vuole volare in alto sovvertendo le grevi regole della gravità.
