Sembra finanza e invece è politica. L’acquisizione di Twitter che Elon Musk sta per intraprendere non è soltanto un’operazione da 44 miliardi di dollari, è un serio problema per la democrazia. La mira del miliardario statunitense è l’utilizzo nella comunicazione politica del social da 140 caratteri. Ma non è semplice da spiegare al di fuori delle cronache Usa, perchè dalla nostra parte dell’oceano mancano le informazioni necessarie a capire cosa stia avvenendo nel variegato e cupo mondo della destra eversiva statunitense e in particolare nel mondo dei media vicino alle posizioni dei cosiddetti Alt Right, i destri più a destra delle posizioni di tradizionale conservatorismo del partito repubblicano.
Intanto Musk ha da sempre criticato i limiti imposti da Twitter alla “libertà d’espressione”. Non ha esplicitamente criticato la decisione del social di estromettere Donald Trump dai suoi utenti dopo le dichiarazioni eversive della Costituzione statunitense precedenti e posteriori al tentato golpe del 6 gennaio 2021. Sta di fatto che l’ex presidente Usa dopo la cacciata da Twitter si è fatto il suo social personale, già in crisi appena nato. “Truth social”, così si chiama la risposta trumpiana a Twitter, ha tardato a vedere la luce a causa di un’inchiesta federale sulle irregolarità della fusione tra il Trump Media and Tecnology group e la start up speculativa che avrebbero dato vita al nuovo social. Attualmente la piattaforma è accessibile solo agli utenti di Stati Uniti e Canada. Trump ha fatto il primo post sul sito il 16 febbraio 2022. Da allora molte persone che hanno cercato di registrarsi come utenti sono state messe in lista d’attesa e lasciate nel limbo.
Truth social doveva essere la risposta ai limiti tracciati da Facebook, Twitter, Google e le altre piattaforme tradizionali contro fake news e disinformazione. Gli Alt Right partono dal principio che la loro esclusione dai social tradizionali non sia a causa dell’incitamento all’odio che esprimono o delle loro menzogne clamorose e illegali, ma che si tratti di una censura delle posizioni conservatrici. Per questo hanno promesso ai loro seguaci uno spazio svincolato dai limiti degli altri social. Peccato però che Truth social sia fallito ancor prima di cominciare. Intanto per limiti tecnici che hanno impedito all’app di funzionare bene. Ma soprattutto perchè lo spazio già riservato dalla comunicazione mainstream ai leader della destra è già molto ampio e il pubblico potenziale per il social di Trump si è rivelato meno numeroso delle speranze dell’ex presidente.
Va letta in questa chiave la scalata a Twitter di Elon Musk per 44 miliardi di dollari. Twitter è stata la prima azienda ad agire contro Trump per i suoi tweet a sostegno dei rivoltosi del Campidoglio il 6 gennaio 2021. La cultura aziendale di Twitter, a cominciare dalla sua collocazione nella liberale San Francisco, è consistita in questi anni nel permettere ai dipendenti, 5 mila attualmente, di esercitare la loro libertà. Twitter non è rimasta coinvolta in scandali come Cambridge Analytica di facebook/meta e la sua attività di contrasto alla disinformazione è stata puntuale. Musk si è espresso più volte contro le restrizioni di Twitter e anche in questa fase di acquisto dell’azienda ha chiarito che il suo scopo è di allentare le politiche di moderazione del social. Il primo commento di Trump alle notizie sulla sorte di Twitter è stato definire Elon Musk “un brav’uomo”.
La partita si gioca quindi in un campo minato, quello della libertà d’espressione, ma con giocatori accomunati dagli stessi colori sociali. La posta in gioco è la leadership, ovvero chi prenderà il sopravvento su quella destra Alt Right che in questo momento sembra controllare senza grossi freni i repubblicani, il Gop, e inizia a capire che Donald Trump è il passato per le loro battaglie e nemmeno il presente. Finanche colossi come Fox News di Rupert Murduch, alleati di Trump durante tutto il suo mandato, stanno rompendo con l’ex presidente. Pochi giorni fa Fox News ha contestato a Truth social di aver fatto comparire come “account verificato” di Fox News un fake, un account non ufficiale. Poche ore prima di questo incidente, durante un’intervista a Piers Morgan sempre su Fox News, Trump si era alzato e se n’era andato per non rispondere alle domande del giornalista sulle accuse mai dimostrate da Trump di frodi elettorali nelle elezioni del 2020, accusando l’intervistatore di essere disonesto.
Alla notizia dell’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk le azioni di Digital World Acquisition Corp, la società dietro Truth social di Trump, hanno perso fino al 17% del loro valore. Il problema non è quindi se Trump rientrerà o meno su Twitter, come si legge altrove, ma chi prenderà il controllo della comunicazione sociale della destra statunitense e sfruttando questa posizione potrebbe lanciarsi nella corsa a guidare gli Usa millantando con il grido “viva la libertà” il diritto del suo social network di pubblicare contenuti, violenti, razzisti ed eversivi della democrazia, senza nessuno più che gli si opponga e lo contenga.