lunedì, Dicembre 2, 2024
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Fallita l’agenda Onu su clima e povertà. Nulla ferma il business

Nonostante le promesse e i piani ambiziosi delle Nazioni Unite per sradicare la povertà entro il 2030, l’obiettivo appare oggi sempre più lontano.

Il recente rapporto della Banca Mondiale sottolinea infatti quanto sia difficile perseguire una crescita economica che elimini la povertà estrema (definita come vivere con meno di 2,15 dollari al giorno) senza incidere negativamente sull’ambiente.

Per raggiungere questi obiettivi, occorrerebbe una crescita inclusiva e sostenibile, ma le stime attuali indicano che, continuando così, la povertà estrema sarà ridotta a malapena entro il 2050, ben oltre la scadenza del 2030.

Una crisi particolarmente sentita in Italia e in Europa

In Italia e in Europa, dove i governi stanno investendo nella transizione ecologica per ridurre le emissioni di gas serra, il fallimento di queste iniziative globali impatta anche sui mercati locali.

La situazione è aggravata dall’effetto della crisi climatica: molte delle persone che vivono in povertà estrema sono impiegate nel settore agricolo e sono quindi vulnerabili agli eventi meteo estremi e al degrado ambientale.

Nei paesi europei, anche le politiche di transizione ecologica generano nuove sfide occupazionali che colpiscono diversi settori, con pesanti ricadute economiche, tra cui l’aumento della disoccupazione e della povertà relativa.

“Climate Risk and Resilience: Securing the Region’s Future” by Asian Development Bank is licensed under CC BY-NC-ND 2.0.

Il difficile equilibrio tra crescita economica e sostenibilità

La Banca Mondiale evidenzia un punto cruciale: sebbene la crescita economica sia fondamentale per ridurre la povertà, questa stessa crescita ha spesso un costo ambientale, poiché incrementa le emissioni di CO₂ e alimenta il cambiamento climatico.

Tuttavia, aumentare i redditi dei più poveri avrebbe un impatto minimo sul riscaldamento globale, mentre è la crescita dei redditi nei paesi a medio e alto reddito ad avere un impatto ambientale maggiore.

Quindi, secondo la Banca Mondiale, la vera sfida consiste nel promuovere una crescita economica più equa e nella riduzione delle disuguaglianze per contenere l’aumento delle emissioni senza sacrificare il progresso economico.

La transizione ecologica e il fattore Trump nelle elezioni USA del 2024

Negli Stati Uniti, una delle cause del recente successo elettorale di Donald Trump è legata proprio alla transizione ecologica, che ha provocato notevoli perdite di posti di lavoro nei settori delle energie rinnovabili e della green economy. I lavoratori americani colpiti da queste trasformazioni hanno espresso il loro malcontento nelle urne, preoccupati per l’incertezza economica che una transizione troppo rapida può generare.

Il voto ha riflesso una sfiducia diffusa in politiche che, pur mirando a ridurre l’impatto ambientale, rischiano di destabilizzare interi settori economici e comunità locali. Questo risultato evidenzia la complessità di realizzare una transizione verde che tenga conto delle esigenze sociali e lavorative senza creare nuove disparità.

Le politiche necessarie per un futuro sostenibile

Secondo la Banca Mondiale, esistono politiche che potrebbero conciliare la riduzione della povertà con la lotta al cambiamento climatico. Investimenti in energie rinnovabili, infrastrutture sostenibili e tecnologie che migliorano l’efficienza energetica potrebbero favorire la crescita economica senza aumentare le emissioni di gas serra.

Tuttavia, anche con politiche più incisive, i risultati non saranno immediati, e gli attuali modelli di sviluppo non sono sufficienti per evitare un riscaldamento globale disastroso. La lotta alla povertà richiede quindi un nuovo approccio: oltre a stimolare la crescita economica, sarà necessario ridurre le disuguaglianze, promuovere politiche inclusive e, soprattutto, trovare un equilibrio tra progresso e sostenibilità.

La strada in salita verso il 2050

A oggi, le previsioni indicano che senza un cambio di passo le emissioni di gas serra continueranno a crescere, allontanando l’obiettivo di contenere il riscaldamento a 1,5°C.

Anche se alcuni paesi europei e aziende private stanno cercando di ridurre le emissioni e di accelerare la transizione energetica, il successo di questi sforzi dipende anche dalla cooperazione internazionale e da politiche climatiche globali ambiziose. Che al momento nessuno sembra voler percorrere con coerenza.

“Communication and Poverty” by Rikynti Marwein is licensed under CC BY 2.0.
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