È passato un anno dall’inizio del rilascio in mare di acqua trattata contenente trizio dalla centrale nucleare di Fukushima, un’operazione necessaria per gestire la crescente quantità di acqua contaminata, ma che ha sollevato preoccupazioni significative tra la popolazione locale e in particolare tra i pescatori della regione.
Questi ultimi, già duramente colpiti dal disastro del 2011, continuano a vivere in una situazione di incertezza e difficoltà economica, nonostante i segnali positivi emersi nell’ultimo anno.
Il settore ittico di Fukushima, noto per i suoi prodotti di alta qualità come la passera di mare (Joban-mono), ha subito un duro colpo in seguito al terremoto, allo tsunami e al disastro nucleare del 2011.
Nel 2023, il pescato al largo delle coste della prefettura ha raggiunto le 6.530 tonnellate, un incremento rispetto agli anni precedenti, ma ancora solo un quarto del volume registrato nel 2010, quando il pescato era di circa 26.000 tonnellate. Questa significativa riduzione ha avuto un impatto devastante sull’economia locale, con molte famiglie di pescatori che faticano a mantenere le loro attività.
Il prezzo medio della passera di mare, che è uno dei prodotti ittici più apprezzati della regione, ha visto un leggero aumento, raggiungendo i 1.034 yen al chilogrammo nei 12 mesi successivi all’inizio del rilascio dell’acqua trattata, un incremento di 78 yen rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Questo aumento, tuttavia, è stato accolto con cautela dai pescatori, che temono che il sostegno attuale ai prezzi sia più dovuto a iniziative governative e a una sorta di solidarietà verso la regione che a una reale ripresa del mercato.
Il rilascio di acqua trattata dalla centrale nucleare di Fukushima ha sollevato non solo preoccupazioni economiche ma anche significativi timori per la salute e la sicurezza. Sebbene le autorità abbiano affermato che il trizio presente nell’acqua trattata non rappresenti un pericolo immediato per la salute, le comunità locali rimangono scettiche.
Il trizio, pur essendo considerato meno pericoloso di altri isotopi radioattivi, può accumularsi nella catena alimentare marina, suscitando timori a lungo termine per la salute dei pescatori e dei consumatori.
L’incidente di aprile 2024, in cui un cavo elettrico danneggiato ha interrotto temporaneamente il rilascio dell’acqua trattata, ha ulteriormente alimentato queste preoccupazioni, dimostrando la fragilità dell’intero processo.
La ripetizione di simili incidenti potrebbe minare ulteriormente la fiducia nella sicurezza del pesce pescato nelle acque di Fukushima, con potenziali conseguenze devastanti per la reputazione dei prodotti ittici della regione.
Nonostante l’aumento dei prezzi e la ripresa del pescato, i pescatori di Fukushima affrontano ancora molte incertezze. Prima del disastro del 2011, la cooperazione tra le prefetture di Fukushima, Miyagi e Ibaraki consentiva ai pescatori di accedere a zone di pesca più ampie, aumentando così la loro capacità di cattura.
Tuttavia, dopo il disastro, queste collaborazioni si sono interrotte, limitando ulteriormente le opportunità per i pescatori di Fukushima. Anche se nel 2021 si sono avviate discussioni per rimuovere queste restrizioni, i progressi sono stati lenti e la prefettura di Ibaraki rimane cauta, temendo che un ritorno alla situazione pre-disastro possa portare a un crollo dei prezzi dei prodotti ittici.
L’industria ittica locale continua a fare pressione sul governo centrale affinché adotti misure concrete per contrastare i danni alla reputazione dei loro prodotti e per offrire un sostegno a lungo termine ai pescatori. In ogni caso la fiducia dei pescatori nel governo è diminuita, specialmente dopo che il primo ministro Fumio Kishida ha deciso di procedere con il rilascio dell’acqua trattata nonostante l’opposizione dell’industria ittica.
Le proteste contro il rilascio dell’acqua trattata non si sono limitate a Fukushima, ma si sono estese a tutto il Giappone. Le associazioni di pesca di Miyagi e Ibaraki, preoccupate per le possibili ripercussioni sulla loro industria, hanno espresso forti riserve sulla gestione della situazione da parte del governo.
Queste proteste riflettono un malessere diffuso tra le comunità locali, che temono per il loro futuro economico e per la sicurezza ambientale delle loro coste.
Mentre il governo giapponese cerca di rassicurare la popolazione, promettendo di monitorare attentamente la situazione e di intervenire in caso di necessità, la realtà sul campo mostra che la strada per una ripresa completa è ancora lunga e incerta.
I pescatori di Fukushima, simbolo della resilienza di una regione che ha già sofferto tanto, continuano a lottare per mantenere viva un’attività che è stata per secoli il cuore pulsante della loro comunità, ma lo fanno in un contesto di profonda incertezza e crescente sfiducia verso le istituzioni centrali.