L’accordo tra Italia e Albania per trasferire alcuni migranti dal Mediterraneo ai centri di detenzione albanesi ha suscitato preoccupazioni e critiche, ma sorprendentemente poco scalpore in Albania. Se in Italia il piano di Giorgia Meloni è stato aspramente criticato da associazioni per i diritti umani e dall’opposizione, in Albania il premier Edi Rama ha accolto l’intesa senza troppe resistenze.
La questione solleva domande su come i paesi economicamente più deboli dell’Europa, come l’Albania, vengano utilizzati dai partner più forti per svolgere operazioni che altrimenti scatenerebbero forti reazioni interne. Un parallelismo evidente è il caso dei rifiuti europei, inclusi quelli italiani, smaltiti in paesi come la Romania, che accettano in cambio benefici economici o politici.
Edi Rama, al potere dal 2013, ha puntato su una strategia di pragmatismo per rafforzare i legami con l’Unione Europea. Nonostante sia un leader socialista, ha adottato posizioni spesso considerate controverse, come quella di aprire l’Albania a queste operazioni di “esternalizzazione” dei problemi dell’UE.
Questo atteggiamento gli ha permesso di consolidare il ruolo del suo paese nella regione balcanica, ma ha anche esposto il suo governo a critiche sia dall’opposizione che da frange interne del suo partito. Alcuni lo accusano di sacrificare la sovranità albanese per compiacere le grandi potenze europee..
Negli ultimi anni, Rama ha guidato l’Albania attraverso diverse riforme, tra cui l’integrazione economica regionale, con iniziative come l’Open Balkan, e l’adozione di misure per attrarre investimenti stranieri. Tuttavia, non è immune da critiche: il suo governo è stato spesso accusato di autoritarismo e di favorire una gestione centralizzata del potere.
Anche l’opposizione politica lo accusa di aver allontanato il Partito Socialista dai suoi ideali originari.
La decisione di ospitare i migranti nei centri di Schengjin e Gjader si inserisce in questo quadro di pragmatismo politico. L’Albania, che aspira all’ingresso nell’Unione Europea, non può permettersi di alienare alleati potenti come l’Italia. Tuttavia, la scelta di accettare un ruolo di “custode” per migranti rifiutati altrove non ha fatto altro che alimentare sospetti sul fatto che paesi come l’Albania siano trattati come periferie dell’UE, dove possono essere gestite operazioni che nei paesi più ricchi susciterebbero forti reazioni di protesta.
Nel caso specifico dell’accordo sui migranti, sono stati inizialmente trasferiti solo 16 uomini, un numero ridicolo rispetto al clamore generato dalla questione. Questo ha portato alcuni a pensare che l’intera operazione sia una mossadi facciata più che un reale tentativo di affrontare il problema migratorio.