Questa settimana sono riaffiorate due caratteristiche tipiche degli italiani al potere. Giorgia Meloni e Arrigo Sacchi hanno dato prova di arroganza e povertà intellettuale, millantando complotti contro di loro e dando sempre la colpa agli altri per i loro insuccessi.
Certo, almeno Arrigo Sacchi in Europa ha vinto due Champions League, mica una differenza da poco con Giorgia Meloni che, al momento, ha vinto solo, a pari merito con Salvini, la coppa dell’antieuropeismo un tanto al chilo.
Di Sacchi, che è un “esaurito”, come ammise lui stesso quando dovette rinunciare ad allenare perchè non reggeva più l’enorme pressione psicologica del ruolo, si può sorridere, perchè la sua polemica riguarda il passato.
Di Giorgia Meloni invece non si può sorridere, perchè sta collocando l’Italia in un vicolo cieco, nell’area politica antifederalista dell’ECR, culturalmente simile alla destra del primo novecento, terzo partito al Parlamento europeo.
Sacchi però ha un’altra caratteristica che ha reso negli anni più sopportabile la sua arroganza.”Il culo di Sacchi” è diventata un’espressione internazionale, che nasconde il ruolo di fuoriclasse come Van Basten e Roberto Baggio nelle sue vittorie.
Fuoriclasse che Sacchi ha sempre odiato. Gli ossessivo compulsivi impazziscono del tutto di fronte a persone che con un colpo di genio cambiano gli schemi, dimostrando che alla fine è sempre la fantasia ad averla vinta sulle regole scolastiche dei maestrini.
L’attribuzione a Roberto Baggio della sconfitta dell’Italia ai mondiali ’94 è solo l’ultimo esempio della meschinità dell’uomo, incapace di ammettere le proprie responsabilità, dopo che solo grazie all’estro di Baggio raggiungemmo la finale.
Giorgia Meloni però non ha nessun Baggio o Van Basten in squadra. Semmai ubriaconi da bar che toccano il culo alle donne, temono i gay, considerano sfigati i poveri, tolgono la carrozzina ai disabili e ridono, ridono forte della propria sublime imbecillità.
Come Sacchi, Meloni dà sempre la colpa agli altri. Clamorosa nella finanziaria dello scorso fu l’attribuzione della colpa ai benzinai per gli aumenti del carburante decisi dal Governo da lei presieduto.
O quando, anzichè scusarsi con gli italiani, ha addirittura invocato l’intervento di Mattarella contro il giornale online che con un’inchiesta ha dimostrato lo spirito antisemita e fascista di dirigenti e militanti del suo partito.
Adesso chiede all’Unione Europea per l’Italia il ruolo che le spetta. E infatti glielo stanno dando. Niente. Zero tituli, per citare un altro celebre allenatore. Vuole un commissario di primo piano sul ponte di comando di un governo europeo contro cui ha votato.
“Ci sono forze politiche, in totale contrasto con quello che pensa la maggioranza dei parlamentari al Parlamento Ue, che sono politicamente ininfluenti”. Non lo ha detto Elly Schlein, ma Antonio Tajani, leader di Forza Italia che governa con Meloni.
Un vicolo cieco quello di Meloni, come conferma il sostegno alla sua scelta di votare no a Ursula von der Leyen di Marco Travaglio oggi su Il Fatto, a dimostrazione che un campo largo che includa M5S contro lo sfascismo/fascismo italiano ed europeo è oggi impossibile.
Von der Leyen di sicuro rappresenta tutto ciò che andrebbe cambiato nell’Unione Europea. Il problema, insormontabile per chi è antifascista, è che l’alternativa sarebbero i deliri xenofobi di società chiusa del fronte reazionario di Orban, Le Pen, Meloni e Salvini.
Tutto qua. Nessuna passione per i banchieri di Bruxelles, semplice realismo. La passione per Trump, “faremo la più grande deportazione di massa della storia” ha promesso ieri, di gran parte degli avversari della von der Leyen è un altro tassello del puzzle.
L’arroganza di Arrigo Sacchi è stata sopportata finchè ha vinto, poi persino Berlusconi l’ha scaricato per i problemi che creava alla squadra. Una leggenda sostiene che abbia posto l’aut aut “o io o Van Basten” (andò via lui), e anche se non fosse vera è molto verosimile.
Il dramma dell’Italia è che Meloni non ha vinto niente, non ha ottenuto nessun risultato in politica economica ed estera, i due temi per Costituzione non sottoponibili a referendum che danno mano libera ai governi.
In compenso ha tagliato un milione di sussidi ai poveri e sta preparando una finanziaria da lacrime e sangue mentre il Paese viene spaccato in due dall’Autonomia differenziata e reso autoritario dal premierato proposto dalla ducetta.
Giorgia Meloni di Arrigo Sacchi ha solo l’arroganza senza però i suoi risultati. Lo hanno capito persino i figli di Berlusconi, che sembrerebbero orientati verso una destra moderata attenta ai diritti civili.
Il voto di ieri in Europa di Meloni e Salvini potrebbe avere ricadute sulla maggioranza di governo e la caduta di questo governo avrebbe ricadute positive sull’Italia. Il punto vero però è che non esiste una coalizione alternativa a Meloni. E questa è un elemento di grande forza per la ducetta.