Abbiamo iniziato a utilizzare la parola Whistleblowers, gli informatori che denunciano illeciti dall’interno di un’organizzazione nella speranza di fermarli, con l’avvento di Wikileaks nel mondo mediatico.
La più famosa tra loro è Chelsea Manning, accusata di aver trafugato decine di migliaia di documenti riservati mentre svolgeva il suo incarico di analista dell’intelligence statunitense durante le operazioni militari in Iraq.
Grazie alle sue denunce spuntò la prova filmata delle uccisioni a freddo di civili disarmati in Iraq da parte delle truppe a stelle e strisce. Fu identificata però per una sua ammissione all’interno di una chat.
Oggi le cose sono cambiate e le amministrazioni, governative e non, utilizzano altri strumenti per identificare le fonti delle fughe di documenti su affri che non vorrebbero rendere pubblici.
Molte serie tv ci mostrano come i servizi segreti di tutto il mondo lavorino intorno alle immagini ricavandone informazioni preziose sull’autore.
Quando le persone utilizzano per ritagliare le foto strumenti come Google Workspace, Microsoft Office e Adobe Acrobat non sempre sanno che annullando il ritaglio è possibile mettere a rischio il proprio anonimato.
La possibilità di annullare il ritaglio di immagini e documenti comporta rischi per le fonti che potrebbero avere l’impressione che i materiali ritagliati non contengano il contenuto originale non ritagliato
Uno dei rischi risiede nel fatto che, per alcuni programmi, sono possibili inversioni di ritaglio per i visualizzatori del documento e non solo per chi lo ha editato.
I manuali di istruzioni ufficiali delle suite citate non spiegano mai che il ritaglio è reversibile da qualsiasi visualizzatore di una determinata immagine o documento.
Il sito investigativo online The Intercept, creato da Glenn Greenwald e Laura Poitras, grazie ai quali furono rese pubbliche le denunce di Edward Snowden sulle intercettazioni illegali della Nsa, ha individuato il problema.
“Mentre la pagina della guida di Google menziona che un’immagine ritagliata può essere reimpostata nella sua forma originale, le istruzioni sono indirizzate soltanto al proprietario del documento”, scrive Nikita Mazurov.
La pagina, spiega il giornalista, non specifica che se un lettore sta visualizzando un documento Google creato da qualcun altro e desidera annullare le modifiche apportate dall’editor a una foto, anche il lettore può reimpostare l’immagine senza disporre delle autorizzazioni di modifica per il documento.
Per gli utenti con autorizzazioni di accesso di solo visualizzatore, facendo clic con il pulsante destro del mouse su un’immagine non viene visualizzata l’opzione per “ripristinare l’immagine”.
In questa situazione, tuttavia, è sufficiente fare clic con il pulsante destro del mouse sull’immagine, selezionare copia e quindi incollare l’immagine in un nuovo documento Google.
Facendo clic con il pulsante destro del mouse sull’immagine incollata nel nuovo documento, il lettore potrà selezionare “ripristina immagine”.
Lo stesso vale per Microsoft Office, che specifica nelle sue istruzioni: “Le parti ritagliate dell’immagine non vengono rimosse dal file e possono essere potenzialmente viste da altri”.
Le versioni non ritagliate delle immagini possono essere conservate non solo nelle app di Office, ma anche nei metadati di un file. Una fotografia scattata con una moderna fotocamera digitale contiene tutti i tipi di metadati.
Molti file di immagine registrano metadati basati su testo come la marca e il modello della fotocamera o le coordinate GPS a cui è stata acquisita l’immagine.
Anche altri documenti digitali subiscono la stessa sorte. Adobe Acrobat nelle sue istruzioni speiga che “le informazioni sono semplicemente nascoste, non scartate”.
Il consiglio che quiindi The Intercept dà agli informatori, divulgatori e ai giornalisti che lavorano con fonti sensibili è di non fidarsi mai della funzionalità di ritaglio offerta dalle app di livello professionale.
È sempre prudente presumere che un’operazione di ritaglio non distrugga l’originale, che viene mantenuto, e che sia reversibile.
Immagini e documenti dovrebbero essere completamente privati dei metadati utilizzando strumenti come ExifTool e Dangerzone .
Inoltre, i materiali sensibili non devono essere modificati tramite strumenti online, poiché esiste sempre la possibilità che le copie originali dei materiali caricati vengano conservate e rivelate.