Il dibattito sulla povertà negli Stati Uniti continua a essere al centro dell’attenzione pubblica, in particolare alla luce dei dati recenti che mostrano un aumento del tasso di povertà al 12,4% nel 2022.
Questo segna un’inversione di tendenza rispetto ai progressi compiuti durante la pandemia, quando il tasso di povertà era sceso al minimo storico del 7,8% nel 2021.
Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali, la sfida tra la vicepresidente Kamala Harris e l’ex presidente Donald Trump rappresenta uno scontro significativo sulle politiche anti-povertà, il cui esito potrebbe avere un impatto duraturo sulla sicurezza economica di milioni di americani.
Nel 2020, quando la pandemia di COVID-19 ha messo a dura prova l’economia, l’amministrazione Trump ha approvato un vasto pacchetto di stimoli economici che includeva aiuti sostanziali per le famiglie a basso reddito.
Tuttavia, con l’arrivo al potere del presidente Biden e della vicepresidente Harris nel 2021, l’approccio si è intensificato con ulteriori misure di sostegno che hanno portato il tasso di povertà a livelli mai visti in precedenza.
Il contrasto tra i due candidati non potrebbe essere più netto. Kamala Harris, sostenuta dal Partito Democratico, vede nelle politiche dell’era pandemica un modello da espandere ulteriormente.
Tra le sue proposte vi sono l’aumento del salario minimo federale a 15 dollari l’ora, l’espansione dei sussidi per cibo, assistenza sanitaria e alloggio, e la reintroduzione di un credito d’imposta per figli che, durante la pandemia, aveva creato un vero e proprio reddito garantito per le famiglie con bambini.
Dall’altro lato, Donald Trump continua a promuovere i tagli fiscali del 2017 come la chiave per la crescita economica e la riduzione della povertà. Tuttavia, il suo approccio alle politiche di assistenza è stato segnato da tentativi di riduzione dei benefici, come la limitazione dell’accesso a Medicaid e ai buoni pasto.
Trump ha anche cercato di ridurre il numero di alloggi sovvenzionati e di aumentare i requisiti di lavoro per accedere a tali programmi.
L’assistenza sanitaria rappresenta uno dei punti più divisivi tra i due candidati. Mentre l’amministrazione Harris intende rafforzare l’Affordable Care Act (Obamacare), ampliando i sussidi per le assicurazioni private e cercando
di estendere la copertura Medicaid, Trump e i repubblicani mirano a ridurre la spesa federale in ambito sanitario, ritenendo che il governo debba intervenire il meno possibile.
Le differenze si estendono anche alle politiche sull’alloggio e sulla nutrizione. Harris propone di espandere i sussidi per l’edilizia abitativa e di rafforzare i programmi di buoni pasto, mentre Trump ha cercato di limitare questi programmi, argomentando che scoraggiano l’occupazione e aumentano il rischio di frode.
I recenti dati sulla povertà sono un segnale d’allarme che rende ancora più urgente il dibattito politico. Se Harris sarà eletta, ci si può aspettare un’espansione delle politiche sociali che mirano a ridurre la povertà e le disuguaglianze.
Invece, con un ritorno di Trump alla Casa Bianca, l’attenzione si sposterebbe verso politiche fiscali che favoriscono la crescita economica e il settore privato, ma con un possibile indebolimento dei programmi di assistenza per i più vulnerabili.
In conclusione, con il tasso di povertà in aumento, la prossima amministrazione avrà un compito arduo nel determinare la direzione delle politiche anti-povertà negli Stati Uniti. La scelta tra Harris e Trump rappresenta una decisione cruciale sul tipo di intervento governativo che la società americana vuole vedere: uno orientato a rafforzare il welfare sociale o uno che punta a ridurre il ruolo dello Stato nell’economia.
L’esito di questa elezione influenzerà direttamente la vita dei milioni di americani che si trovano in difficoltà economica e determinerà se gli Stati Uniti riusciranno a invertire la recente tendenza all’aumento della povertà.
