martedì, Dicembre 3, 2024
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Harris-Trump, perchè negli Usa per vincere non basta prendere più voti

Il sistema elettorale degli Stati Uniti, noto per il suo meccanismo indiretto, può portare a risultati in cui il candidato con la maggioranza del voto popolare a livello nazionale non riesce a vincere la presidenza. Questo accade perché i cittadini votano per i “grandi elettori”, i quali poi eleggono formalmente il presidente e il vicepresidente.

Ogni Stato ha un numero di grandi elettori pari ai suoi rappresentanti al Congresso: due senatori più i membri della Camera dei Rappresentanti, il cui numero dipende dalla popolazione dello Stato.

In totale ci sono 538 grandi elettori, e per vincere la presidenza un candidato deve ottenere almeno 270 voti elettorali. La maggior parte degli Stati adotta il sistema “winner-takes-all”, dove il candidato con la maggioranza dei voti popolari nello Stato conquista tutti i suoi voti elettorali, ad eccezione del Maine e del Nebraska che usano un sistema proporzionale misto.

Esempi storici di elezioni con margini ristretti

Elezioni del 1876: Rutherford B. Hayes e Samuel J. Tilden si affrontarono in una delle elezioni più contestate. Tilden vinse il voto popolare con circa 250.000 voti di vantaggio, ma Hayes ottenne la presidenza con un solo voto elettorale di scarto, 185 contro 184, dopo una controversia su 20 voti elettorali disputati in quattro Stati.

Elezioni del 1888: Grover Cleveland, presidente in carica, ottenne la maggioranza dei voti popolari, ma perse contro Benjamin Harrison, che conquistò 233 voti elettorali contro i 168 di Cleveland.

Elezioni del 1960: John F. Kennedy e Richard Nixon ebbero una competizione serrata. Kennedy vinse con un margine di circa 112.000 voti popolari su oltre 68 milioni espressi, e ottenne 303 voti elettorali contro i 219 di Nixon.

Elezioni del 2000: George W. Bush e Al Gore si confrontarono in un’elezione decisa dalla Corte Suprema. Gore vinse il voto popolare con circa 500.000 voti in più, ma Bush ottenne 271 voti elettorali contro i 266 di Gore, grazie alla vittoria in Florida con un margine di soli 537 voti su quasi 6 milioni espressi nello Stato.

Elezioni del 2016: Hillary Clinton ottenne circa 2,9 milioni di voti popolari in più rispetto a Donald Trump, ma perse nel Collegio Elettorale con 227 voti elettorali contro i 304 di Trump.

Le elezioni del 2024 vedono Kamala Harris sfidare Donald Trump in una competizione serrata, con i sondaggi che indicano un testa a testa in molti “swing states”. Ad esempio, in Iowa, Harris è avanti con il 47% rispetto al 44% di Trump, mentre in altri Stati chiave come Nevada, Carolina del Nord, Arizona, Georgia, Michigan, Wisconsin e Pennsylvania, le differenze tra i due candidati sono minime.

Questa elezione potrebbe nuovamente rientrare tra quelle decise da margini strettissimi, evidenziando la peculiarità del sistema elettorale statunitense, dove il risultato finale può divergere dalla volontà popolare a livello nazionale.

“The More Desperate He Gets, the More Dangerous He Becomes” by outtacontext is licensed under CC BY-NC-ND 2.0.

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