In Germania, il dibattito sul futuro del lavoro sta assumendo toni sempre più accesi. Economisti e leader aziendali avvertono che, per mantenere la prosperità economica e affrontare le sfide di una popolazione che invecchia rapidamente, sarà necessario un maggiore impegno da parte dei lavoratori tedeschi.
Tuttavia, la realtà sembra andare in direzione opposta, con una crescente percentuale di dipendenti che preferisce ridurre le ore lavorative per ottenere più tempo libero. Questo contrasto tra le richieste del mondo economico e le aspirazioni dei lavoratori solleva interrogativi sul futuro del mercato del lavoro tedesco e sul modello di sviluppo economico del paese.
Steffen Kampeter, amministratore delegato dell’Associazione federale delle associazioni dei datori di lavoro (BDA), è stato tra i primi a sottolineare la necessità di un maggiore impegno lavorativo, dichiarando: “Dovremo lavorare più a lungo”.
Kampeter ha espresso la sua preoccupazione riguardo al fatto che, senza un aumento delle ore lavorative, il livello di benessere economico potrebbe essere compromesso. Tuttavia, questa proposta ha incontrato una forte resistenza sia da parte dei sindacati, che hanno introdotto la richiesta di una settimana lavorativa di quattro giorni nelle trattative collettive, sia da parte dei lavoratori stessi.
Un sondaggio condotto dalla rete di carriera Xing a luglio 2024, che ha coinvolto 3.500 dipendenti, ha rivelato che, al contrario diu quanto piacerebbe alla Confindustria tedesca, quasi la metà dei lavoratori tedeschi (49%) vorrebbe ridurre le proprie ore di lavoro.
Il 34% degli intervistati sarebbe disposto a rinunciare a una parte del proprio stipendio in cambio di più giorni di ferie, mentre il 30% ha riportato un aumento dello stress e una cattiva atmosfera lavorativa. Questi dati indicano un cambiamento significativo nelle priorità dei lavoratori, che sembrano sempre più interessati a bilanciare la vita professionale con quella privata.
Questo cambiamento culturale è confermato da altre statistiche. Secondo l’Istituto Tedesco per la Ricerca Economica (DIW), il numero di ore lavorate pro capite è in costante diminuzione dal 1991. Se nel 1991 la media settimanale era di 38 ore e 54 minuti, nel 2023 si è ridotta a 36 ore e 32 minuti. Questo calo è in parte attribuibile all’aumento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro, molte delle quali sono impiegate a tempo parziale.
Tra il 1991 e il 2022, la percentuale di donne lavoratrici è aumentata di 16 punti percentuali, raggiungendo il 73%. Tuttavia, quasi la metà di queste donne lavora a tempo parziale, contribuendo così a un orario di lavoro medio relativamente basso rispetto ad altri paesi europei.
Un ulteriore segnale del cambiamento di mentalità è emerso da un sondaggio condotto da Forsa nel 2023, secondo cui il 60% dei lavoratori tedeschi ritiene che il lavoro non debba più occupare un ruolo centrale nella vita. Questo sentimento è particolarmente diffuso tra le generazioni più giovani, che vedono il lavoro come un mezzo per finanziare una vita equilibrata piuttosto che come un fine in sé.
Anche il numero di lavoratori part-time sta aumentando tra gli uomini, segno che il desiderio di più tempo libero non è limitato solo alle donne. Un terzo dei lavoratori sarebbe disposto a ridurre ulteriormente le ore lavorative se questo significasse avere più tempo per sé stessi. Questa tendenza potrebbe avere ripercussioni significative sull’economia tedesca, soprattutto in un contesto di carenza di competenze e di invecchiamento della popolazione.
In risposta a queste tendenze, alcuni economisti, come Holger Schäfer dell’Istituto economico tedesco (IW), sottolineano che il confronto internazionale del numero di ore lavorate pro capite può essere fuorviante se non si tiene conto del tasso di partecipazione al lavoro.
Schäfer argomenta che, se i lavoratori part-time smettessero completamente di lavorare, il numero di ore pro capite aumenterebbe, ma questo non sarebbe necessariamente un indicatore positivo per la qualità della vita.
La conclusione di Thomas Kindler, amministratore delegato di Xing, è chiara: “I dipendenti in Germania sono meno disposti che mai a subordinare la propria vita privata al lavoro, a meno che le condizioni non siano giuste”.
Questo cambio di prospettiva potrebbe spingere le aziende e i politici a riconsiderare le strategie di gestione del lavoro e della produttività in Germania, per garantire che il paese rimanga competitivo senza compromettere il benessere dei suoi lavoratori.
In sintesi, mentre alcuni leader economici richiedono un maggiore impegno lavorativo per sostenere l’economia, la realtà è che i lavoratori tedeschi stanno ridefinendo le loro priorità, mettendo al primo posto il benessere personale e il tempo libero. Questo cambiamento culturale potrebbe avere implicazioni profonde per il futuro del lavoro in Germania, richiedendo nuove soluzioni che bilancino le esigenze economiche con le aspettative dei lavoratori.