martedì, Dicembre 3, 2024
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Il bullismo del governo Meloni e l’inesistenza dell’opposizione

Entri in un supermercato e ti compri tutti e cento i pacchi di pasta disponibili. Subito dopo ti rechi al settore del riso e vuoi fare altrettanto con cento pacchi di riso. In quel momento arriva una signora che prende un pacco di riso e tu gli fai una scenata perchè a te rimangono soltanto 99 pacchi di riso. L’accusi di essere prepotente, di averti impedito di comprare quello che vuoi e chiedi ai dipendenti del supermercato di solidarizzare con le tue accuse.

In sostanza è quello che è accaduto ieri agli Stati Generali della Natalità, dove la ministra, ma pensa te, Eugenia Roccella, figlia di radicali, ovvero la contestazione permanente in politica, che si è definita radicale essa stessa, Pannella si rigira nella tomba, ha deciso di andarsene e non parlare dopo che un gruppo di studentesse e studenti del collettivo transfemminista Aracne ha alzato la voce contro un’iniziativa che hanno ribattezzato “dio patria e famiglia”.

Noi paghiamo il prezzo della sua infanzia disastrosa. Figlia di uno dei fondatori del Partito Radicale, Franco Roccella, immaginate il salotto di casa sua quando era piccola. Provate voi a crescere tra urlanti divorzisti incalliti, abortisti convinti, federalisti senza fede, legalizzatori di droghe leggere, difensori dei diritti civili, pannelliani, boniniani, adelefaccio, ilonestaller, toninegri e chi più ne ha più ne metta.

Voi penserete che se ne sia andata dal Partito Radicale perchè non ne poteva più di tanti rompicoglioni tutti insieme, nessuno oserebbe darle torto. Invece, tra gli altri motivi, lo ha raccontato lei stessa su l’Avvenire l’anno scorso, cita che Marco Pannella le ingiunse di pagare il contributo annuale al partito o di dimettersi. Indice di una qual certa piccineria di pensiero.

Comunque, questi sarebbero fatti suoi se non fosse che ce li sbatte in faccia tutti i giorni con la sua azione politica. Fa parte di un governo che ha occupato militarmente la Rai, giornali e telegiornali, che si rifiuta di riconoscere il valore dell’antifascismo, che rinnega il diritto di sciopero dei lavoratori, che è omofobo, che fa morire i naufraghi in mare per legge, che inserisce cattolici integralisti, l’antitesi di uno stato laico, nei consultori per impedire alle donne di scegliere liberamente cosa fare del proprio corpo.

Hanno occupato il 99% dei posti disponibili in politica e sugli organi d’informazione e si lamentano, Roccella in testa, per quella che chiamano “censura”, per due minuti di contestazione, prevista dall’articolo 21 della Costituzione, e qualche decina di studenti che alzano un po’ la voce. E pretendono che l’opposizione, che prona e pronta si concede all’umiliazione di rinnegare il suo ruolo basilare in democrazia, condanni la protesta.

E invece questo è davvero il governo del “dio, patria e famiglia” che vuole abolire qualsiasi forma di opposizione. Facendo poca fatica, perchè mai avete sentito la voce del principale partito di opposizione, il Pd, ricordiamolo anche a loro che sarebbero un partito di opposizione, levarsi contro la macelleria sociale del governo xenofobo e di estrema destra di Giorgia Meloni e Matteo Salvini.

Il governo chiede a coloro che sta per impiccare di non fare troppo rumore e, anzi, cortesemente di mettersi il cappio al collo da soli e dare pure un calcio alla sedia in autonomia, per morire in fretta, ma, per carità, senza urlare, in silenzio, senza protestare, per non disturbare il sensibile apparato gastrico della maggioranza non antifascista che governa questo disastrato paese.

Voltare la testa dall’altra parte per non vedere la sofferenza, materiale e sociale, è ormai il tratto distintivo di una società pecorona, che sta lentamente ripercorrendo il silenzio complice che molti anni fa ha portato l’Italia ad abolire il ruolo del Parlamento e ad adottare leggi razziali. Ascolti il silenzio di oggi e capisci come sia stato possibile il silenzio di ieri, mentre mandavano al confino chi protestava ed elogiavano le guerre coloniali italiane in Africa.

La lotta per la sopravvivenza di un tessuto democratico in Italia oggi è affidata alla pretesa di mettere le mani su quell’unico pacco di riso rimasto sullo scaffale di cui parlavamo all’inizio. Non si tratta di condividere le ragioni di questo o di quel collettivo, la posta in gioco è diventata molto più grande. Dobbiamo riprenderci la pasta oltre il riso e per farlo bisogna urlare.

Ci hanno dimostrato che il silenzio genera soltanto complicità con questo governo. Il fatto che oggi l’unica opposizione sociale sia affidata al collettivo Aracne la dice lunga sul guaio che stiamo passando. Allora lunga vita al collettivo Aracne, di cui non credo di condividere idealità e analisi, ma che ha avuto il merito di spezzare la catena del silenzio, di gridare nel deserto che il re e la regina sono nudi.

“Athens, Greece” by Brian Brandsberg Berg is licensed under CC BY 2.0.
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