San Marino, famoso per la sua bellezza paesaggistica e la sua ricca storia, è stato recentemente al centro di un articolo dell’Economist secondo cui Emmanuel Goût, cittadino francese che il governo del Titano ha nominato ambasciatore in Algeria, ha lavorato per alcuni dei principali gruppi energetici russi e nel 2020 gli è stata conferita la cittadinanza russa subito prima dell’invasione dell’Ucraina.
San Marino sarebbe quindi, secondo l’Economist, uno stato amico di Putin. Compaiono poi vari nomi, nell’articolo, di figure di spicco di San Marino, che renderebbero credibile una vicinanza con il dittatore russo.
L’Economist ha un po’ la malattia dei “saputelli”, dispensando consigli sull’economia a mezzo mondo, con una sola e unica ricetta: tagliare le pensioni, la spesa sociale, l’assistenza sanitaria, i posti letto, tagliare, tagliare tagliare, cut, cut cut, l’ossessione dei liberisti.
Tra l’altro San Marino ha votato a favore della mozione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che chiede alla Russia di ritirarsi dall’Ucraina.
Se avessero tolto per un attimo i paraocchi ideologici dalla loro attività giornalistica si sarebbero accorti che San Marino è amico soltanto dei soldi, meglio ancora se di dubbia provenienza. In questo senso più che la Russia sono amici di San Marino tutti i magnati e “magnaccia” russi pieni di denaro e i magnati e i “magnaccia” di tutto il mondo di quel capitalismo selvaggio che tanto piace all’Economist.
Questo microstato, incastonato in Italia, ha da tempo attirato l’attenzione per il suo “favorevole” ambiente fiscale e la segretezza finanziaria, sollevando preoccupazioni tra i regolatori europei e gli organismi di controllo globali.
Nel 2023, il Fondo monetario internazionale (FMI) ha evidenziato gli alti livelli di prestiti in sofferenza (NPL) che hanno raggiunto il 56% (28% al netto degli accantonamenti). Il paese ha compiuto sforzi per ridurre questi NPL attraverso l’istituzione di una Asset Management Company (AMC). Questa AMC mira a cartolarizzare parte dello stock di NPL, fornendo nuova liquidità alle banche e sostenendo la redditività.
San Marino ha anche dovuto affrontare forti pressioni da parte di organismi internazionali per riformare i suoi sistemi bancari e finanziari. Il ruolo storico del paese come paradiso fiscale ha portato a un maggiore controllo e azioni normative da parte della vicina Italia e dell’Unione Europea.
Dal 2010 al 2014, San Marino è stato inserito nella lista nera dalle autorità italiane a causa del suo regime fiscale preferenziale, che ha avuto un impatto significativo sul suo settore bancario.
In termini di capitale illecito, ci sono stati casi notevoli che hanno coinvolto reati finanziari. Ad esempio, negli ultimi anni, diverse indagini hanno rivelato casi di riciclaggio di denaro e altre condotte finanziarie scorrette.
L’economia di San Marino, pur beneficiando di un settore manifatturiero competitivo e di un’industria turistica in forte espansione, continua a essere influenzata dalle condizioni finanziarie esterne. Il governo del paese è stato sollecitato a implementare un ulteriore consolidamento fiscale e a migliorare l’efficienza della spesa per garantire la sostenibilità a lungo termine.
L’iniziativa dell’Unione Europea di rafforzare i controlli sui paradisi fiscali risale al 2017, quando si sono intensificati gli sforzi per combattere l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro all’interno e intorno all’Europa. Questi sforzi miravano a garantire l’integrità finanziaria e prevenire flussi finanziari illeciti che minano la stabilità economica e l’equità tra gli stati membri.
Il paese si classifica al 67° posto nel Corporate Tax Haven Index e al 140° nel Financial Secrecy Index. Queste classifiche riflettono il suo fascino per coloro che cercano condizioni fiscali vantaggiose e una maggiore riservatezza finanziaria. Secondo Tax Justice Network, San Marino è responsabile di una perdita fiscale globale stimata di circa 5,3 milioni di dollari all’anno, con un impatto sugli altri paesi di circa 1 milione di dollari all’anno.
I principali regolatori finanziari europei hanno espresso crescente preoccupazione per i potenziali rischi associati a legami economici più stretti tra l’UE e microstati come San Marino, Monaco e Andorra. Una questione chiave è la supervisione finanziaria “meno rigorosa” in queste regioni, che potrebbe facilitare l’afflusso di flussi finanziari illeciti nell’UE, tramite la facilità di creare società fittizie e un controllo finanziario limitato.
Indagini passate, come i Pandora Papers, hanno evidenziato come microstati come San Marino fungano da destinazioni attraenti per accordi finanziari opachi. Questi accordi spesso coinvolgono entità di paesi con alti livelli di corruzione e violazioni dei diritti umani, complicando ulteriormente gli sforzi internazionali per migliorare la responsabilità e l’integrità finanziaria.
In risposta a queste critiche, il governo di San Marino ha espresso sorpresa e la volontà di impegnarsi in un ulteriore dialogo con l’UE per affrontare queste questioni. Il prossimo ciclo di negoziati tra l’UE e questi microstati è previsto per metà settembre, con la speranza di finalizzare un accordo entro la fine dell’anno.