Nel panorama economico post-pandemia, il Sud Italia ha registrato una crescita sorprendente, in controtendenza rispetto alle crisi precedenti, durante le quali il Meridione era stato colpito più duramente. I dati e le analisi sono contenute nel rapporto sulle economie regionali della Banca d’Italia.
Tra il 2021 e il 2023, grazie a politiche di sostegno, investimenti pubblici, e un incremento delle attività nelle costruzioni e nei servizi, il PIL del Sud è cresciuto oltre la media nazionale. Tuttavia, questa ripresa rischia di essere compromessa da una questione irrisolta e sempre più grave: il calo demografico.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha giocato un ruolo chiave nello stimolare la ripresa economica del Sud, incentivando il settore edile e il terziario. I fondi europei hanno permesso di avviare cantieri e ristrutturazioni che hanno creato occupazione e aumentato la domanda di beni e servizi.
Al contempo, le esportazioni dal Sud, specialmente nel settore farmaceutico, hanno registrato una crescita superiore rispetto al Centro-Nord, contribuendo a un incremento del PIL locale. Questo andamento positivo ha portato a un leggero aumento dell’occupazione e a una riduzione del tasso di disoccupazione in diverse aree del Mezzogiorno.
Tuttavia, gli analisti avvertono che si tratta di un fragile successo, possibile solo grazie a misure straordinarie di spesa pubblica. Perché la crescita si stabilizzi e si trasformi in sviluppo duraturo, il Sud avrebbe bisogno di una strategia a lungo termine che punti su investimenti produttivi, formazione delle competenze locali e, soprattutto, di una soluzione al problema del calo demografico.
Negli ultimi anni, il Sud Italia è stato colpito da una crisi demografica che minaccia di bloccare ogni possibilità di crescita a lungo termine. Secondo l’Istat, il Meridione sta perdendo popolazione a un ritmo molto più rapido rispetto al resto del Paese. Tra il 2023 e il 2043, si prevede un calo dell’11,9% della popolazione residente nel Sud, con una riduzione ancora maggiore nella fascia di età lavorativa (15-64 anni). Questo significa che il numero di lavoratori, già limitato, è destinato a diminuire sensibilmente.
Il calo della popolazione non rappresenta solo un problema di numeri, ma ha un impatto diretto sull’economia. Con meno persone in età lavorativa, si riducono i consumi, diminuisce la produttività e diventa più difficile sostenere i costi di welfare per una popolazione anziana crescente. Inoltre, la mancanza di giovani lavoratori scoraggia le imprese a investire nel Sud, rendendo vano ogni tentativo di rilancio economico.
Per evitare che questa crescita recente sia solo temporanea, occorre intervenire su diversi fronti. Prima di tutto, sono necessari incentivi per incoraggiare le giovani famiglie a stabilirsi nel Meridione. Politiche mirate, come sgravi fiscali per le famiglie numerose e incentivi all’impiego giovanile, potrebbero rallentare il flusso migratorio verso il Nord o l’estero e contribuire a invertire il trend demografico.
Inoltre, è fondamentale puntare su settori che possano attrarre capitali e creare nuovi posti di lavoro, come il turismo, la tecnologia e le energie rinnovabili. Questi comparti potrebbero portare un beneficio doppio, non solo in termini economici, ma anche offrendo opportunità di carriera qualificate che incentivino i giovani a rimanere e a contribuire alla crescita locale.
Infine, la qualità delle istituzioni e dei servizi pubblici nel Sud deve migliorare per attrarre investimenti e garantire una vita dignitosa ai residenti. Servono politiche che non si limitino a risolvere problemi contingenti, ma che siano parte di un piano coerente per rafforzare l’economia e il tessuto sociale del Sud Italia.
La ripresa del Sud Italia post-pandemia è un segnale incoraggiante, ma non può bastare a compensare le criticità di fondo se non viene sostenuta con azioni mirate. Il calo demografico rappresenta una minaccia concreta per il futuro del Meridione, e senza una risposta concreta, ogni progresso rischia di svanire.
Rendere il Sud un’area prospera e attraente non è solo una questione di numeri, ma una scelta strategica indispensabile per il Paese intero.