Il Parlamento del Gambia ha discusso poche ore fa la possibile revoca di una legge che proibiva la pratica della mutilazione genitale femminile (MGF), una mossa sollecitata da alcuni settori religiosi del Paese, a prevalente maggioranza musulmana.
Manifestanti si sono riuniti fuori dal Parlamento mentre all’interno si dibatteva su una proposta per eliminare le sanzioni contro la MGF. La proposta è stata poi rimandata a un comitato parlamentare per ulteriori valutazioni, ha comunicato il Vicepresidente del Parlamento, Seedy SK Njie.
Nonostante le pressioni per l’abrogazione, Njie ha espresso un chiaro sostegno al mantenimento del divieto, sottolineando l’impegno del Paese nella lotta contro ogni forma di violenza su donne e ragazze.
Introdotta nel 2015 dall’ex presidente Yahya Jammeh, la legge contro la MGF prevede severe pene per chi pratica o favorisce tale mutilazione, inclusa la reclusione a vita in caso di decesso della vittima.
La richiesta di abolizione della legge viene motivata da alcuni leader e gruppi pro-islamici che interpretano la circoncisione femminile come una pratica virtuosa nell’Islam, supportati anche da esponenti politici come l’ex Ministro dell’Interno e leader dell’opposizione Mai Ahmad Fatty, che ha pubblicamente criticato il divieto.
Nonostante la condanna a multe o reclusione per chi pratica la MGF, il sostegno finanziario di alcuni leader religiosi ha permesso il pagamento delle sanzioni imposte alle donne accusate di tale pratica.
Amnesty International e altri organismi per i diritti umani hanno espresso forte opposizione alla revoca del divieto, definendola un grave passo indietro nella tutela dei diritti delle donne in Gambia.
La Commissione nazionale per i diritti umani del Gambia e associazioni di avvocatesse locali hanno evidenziato come i diritti umani debbano prevalere su pratiche culturali dannose.
Nonostante gli sforzi legislativi, l’UNICEF stima che una grande percentuale di donne gambiane sia stata sottoposta a MGF, evidenziando l’urgenza di mantenere forti misure di protezione e sensibilizzazione contro questa pratica.