Un gruppo di kenioti ha intentato martedì una causa contro il governo britannico presso la Corte europea dei diritti umani per furti di terre, torture e maltrattamenti dell’epoca coloniale.
I kenioti chiedono un’indagine e un risarcimento per i crimini che sostengono siano stati commessi in particolare nella regione di Kericho, nel Kenya occidentale, oggi una delle più importanti al mondo per la produzione di tè.
“Il governo del Regno Unito ha evitato ogni possibile strada per la riparazione. Non abbiamo altra scelta che procedere in tribunale per i nostri clienti in modo che la storia possa essere riportata sul giusto binario”, ha affermato l’avvocato Joel Kimutai Bosek, che rappresenta il gruppo.
La richiesta di risarcimento ai britannici per i crimini dell’era coloniale è poco frequente ma non sarebbe la prima volta che Londra deve risarcire i kenyoti. Già nel 2013 la Gran Bretagna ha concordato un accordo di risarcimento multimilionario per i kenioti torturati dalle forze coloniali durante una rivolta sotto l’impero britannico.
Le Nazioni Unite hanno affermato che più di mezzo milione di kenioti dell’area di Kericho hanno subito gravi violazioni dei diritti umani, comprese uccisioni illegali e sfollamenti durante il dominio coloniale britannico, terminato nel 1963.
Molti continuano a subire le conseguenze economiche del furto della loro terra, hanno affermato le Nazioni Unite, anche se quella stessa terra è diventata redditizia per le multinazionali.
“Oggi, alcune delle compagnie di tè più prospere del mondo, come Unilever, Williamson Tea, Finlay’s e Lipton, occupano e coltivano queste terre e continuano a usarle per generare profitti considerevoli”, hanno affermato i querelanti in una nota.
Va ricordato che il Kenya è il principale esportatore mondiale di tè nero per quantità, secondo l’International Trade Centre.