sabato, Settembre 23, 2023
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Il soldato Adler e la pace

La vicenda del soldato Adler, ex soldato, che arrivato alla soglia dei 100 anni fa una raccolta fondi per poter compiere da Miami un viaggio in Italia, per incontrare 3 bambini conosciuti e fotografati 77 anni fa, durante la Liberazione, ci dice tante cose sugli esseri umani. Perchè ve ne sono alcuni che nemmeno in guerra perdono l’umanità. Lo dico da pacifista, da obiettore di coscienza estremo, parliamo di un’epoca in cui non c’era molta scelta e dovevi andare dove ti mandavano, il più delle volte a morire, i tempi in cui negli Usa si bruciavano le cartoline per non andare in Vietnam erano ancora lontani da venire. Che Adler fosse un tipo particolare lo dimostra la sua vita successiva. Trovate in questo articolo anche le notizie attorno a un libro scritto su di lui. Ha salvato commilitoni, ricevuto medaglie, impegnato nel sociale dopo la guerra, ma non è questo il punto.

Quello che mi ha stimolato questa storia è un pensiero positivo in mezzo alla montagna di merda umana da cui siamo circondati. Immagino un ragazzo di 20 anni, mai uscito nemmeno dalla sua città natale, catapultato in una guerra che lo riguarda solo relativamente. Potrebbe farsi sopraffare dall’orrore, dalla morte, dalla distruzione, invece trova la forza di stupirsi e commuoversi per tre bambini tra i tanti abbandonati in quel mattatoio a cielo aperto delle colline emiliane tra il 44 e il 45. E non se li scorda più e nemmeno loro lui, e le fotografie scattate durante quei giorni sono più numerose delle pallottole sparate dal soldato Adler, che lungo tutta la sua risalita verso il nord d’Italia continua a scattare foto dell’infanzia uccisa due volte dalla guerra. E continua a chiedere notizie e a occuparsene anche dopo la guerra perchè se ne sente comunque responsabile.

Allora succede poi che noi massifichiamo tutto, non esistono persone quando parliamo dell’imperialismo degli Usa o dell’ex Urss o della Cina, ed è giusto per motivi sociologici e politici, ma è anche profondamente ingiusto antropologicamente non tener conto di tutti gli Adler del mondo. Perchè l’unico esercito che avrebbe un senso oggi sarebbe l’esercito degli Adler, di quelle persone ancora toccate dall’umanità che non si arrendono all’ineluttabilità delle guerre e della distruzione. E se uno ci fa caso le maggiori spine nel fianco per le amministrazioni statunitensi non sono stati i pacifisti all’amatriciana come me e tanti altri nel mondo ma le associazioni di veterani, cioè di persone che quando dicono che la guerra è sempre e comunque sbagliata non esprimono disprezzo per chi li ha feriti o resi invalidi ma per chi li ha mandati a combattere. E a loro nessuno può dire che non conoscono ciò di cui parlano.

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