Un tribunale saudita ha condannato Salma Al-Chehab, studentessa di odontoiatria all’Università di Leeds in Inghilterra, madre di due bambini, a una pena detentiva di 34 anni per aver “fornito assistenza a coloro che cercano di turbare l’ordine pubblico e diffondere informazioni false e dannose” , “scrivendo e pubblicando tweet” sul suo account personale.
Lo ha reso noto l’organizzazione per i diritti umani Alqst, una Ong indipendente fondata nel 2014 dal difensore dei diritti umani dell’Arabia Saudita Yahya Assiri. La notizia è stata confermata dall’agenzia France-Presse.
La condanna è stata emessa il 9 agosto scorso. La donna inoltre una volta scontata la pena non potrà lasciare il suo paese per altrettanti anni. Salma Al-Chehab ha un profilo Twitter seguito da 2600 follower e con regolarità scriveva tweet in favore dei diritti delle donne.
In particolare i tweet incriminati di Salma Al-Chehab si riferirebbero a Loujain Al-Hathloul, incarcerata per diversi anni per aver fatto una campagna per il diritto delle donne alla guida. Una campagna in suo favore era stata avviata da diversi dissidenti sauditi
Secondo Alqst la donna è stata arrestata il 15 gennaio 2021 mentre era in vacanza in Arabia Saudita. Ha subito già un primo processo nel giugno scorso in cui è stata condannata a sei anni di reclusione. pena aumentata a dismisura nei giorni scorsi. Ora ha la possibilità d’impugnare la sentenza entro il 9 settembre dinanzi alla Suprema Corte dell’Arabia Saudita.
Nonoswtante le apparenti aperture ai diritti delle donne del principe ereditario Mohammad bin Salman, il regno è regolarmente segnalato dalle associazioni per i diritti umani per le sue gravi violazioni e la repressione di dissidenti politici e femministe.
La responsabile del monitoraggio e delle comunicazioni di Alqst, Lina Alhathloul, ha commentato: “Questo episodio spaventoso prende in giro le pretese di riforma dei diritti delle donne e del sistema legale delle autorità saudite e mostra che rimangono determinati a punire duramente chiunque esprima liberamente le proprie opinioni. Gli attivisti sauditi hanno già avvisato i leader occidentali che dare legittimità al principe ereditario aprirebbe la strada a ulteriori abusi, che purtroppo è ciò a cui stiamo assistendo ora”.
