Secondo un’analisi della Banca Mondiale pubblicata martedì scorso, il cambiamento climatico potrebbe far precipitare 3 milioni di brasiliani nella povertà estrema entro il 2030. Secondo la Banca Mondiale, i cambiamenti climatici potrebbero far aumentare la povertà in Brasile dal 21% al 25% entro il 2030, portando 3 milioni di persone nella povertà estrema.
Il rapporto ha rilevato che il Brasile è uno dei paesi più colpiti dagli effetti del cambiamento climatico, tra cui siccità, inondazioni e incendi boschivi, che hanno un impatto significativo sulla produzione agricola del paese e sulle comunità rurali.
Eppure, sul fronte delle energie rinnovabili, Il Brasile può vantare che quasi metà del suo approvvigionamento energetico è già affidato a fonti rinnovabili. Addirittura l’80% dell’elettricità, rispetto alle medie mondiali comprese tra il 15% e il 27%.
Secondo la Banca Mondiale, per sfruttare appieno il suo potenziale a basse emissioni di carbonio, il Brasile avrebbe bisogno di investimenti netti pari allo 0,5% del suo Pil annuo ogni anno da qui al 2050. Occorre quindi una rapida azione per mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
I settori in cui investire riguardano le infrastrutture climatiche, come la gestione delle acque e la riduzione del rischio di disastri, per proteggere le comunità vulnerabili e prevenire il peggioramento della povertà.
Secondo uno studio della Inter-American Development Bank citato dalla Banca Mondiale il Brasile potrebbe presto raggiungere un punto critico oltre il quale il bacino amazzonico non avrebbe più precipitazioni sufficienti per sostenere gli ecosistemi e garantire l’approvvigionamento idrico e lo stoccaggio del carbonio.
Sommando quindi il cambiamento climatico alla deforestazione ed espansione delle aree di pascolo, l’impatto cumulativo sul Pil del Brasile entro il 2050 è valutato in 184 miliardi di dollari, pari al 9,7% del suo attuale Pil.
Gli eventi meteorologici estremi in Brasile, colate di fango e grandi inondazioni causate dalle forti piogge, causano in media perdite per 2,6 miliardi di dollari all’anno, colpendo in particolare le zone a basso reddito, baraccopoli costruite su pendii inclini al crollo.
