Quel giorno del 27 aprile 1994 segnò un cambiamento radicale, con milioni di sudafricani che si accodarono per votare, superando un’era di oppressione sotto un governo di minoranza bianca che negava loro diritti fondamentali.
Mentre il Sud Africa si prepara a commemorare il trentesimo anniversario di quella svolta verso la libertà e la democrazia, l’euforia di quei tempi sembra essersi smorzata. Nonostante il significativo progresso politico, l’economia più avanzata dell’Africa si trova a confrontarsi con sfide ingenti.
L’antica scuola che una volta fu teatro di quel momento storico dela prima votazione libera ha subito trasformazioni; le vecchie aule sono state suddivise in spazi più piccoli, riflettendo metaforicamente le speranze frantumate di molti.
La nostalgia per l’entusiasmo di quel giorno è palpabile, simbolizzata dall’ascesa di Nelson Mandela a primo presidente nero del paese e dall’introduzione di una nuova costituzione che prometteva uguali diritti per tutti, abolendo l’apartheid.
La realtà per molti sudafricani è tuttavia molto diversa. Trent’anni dopo, la promessa di un futuro prospero si è offuscata di fronte a persistenti problemi sociali ed economici. La disuguaglianza cresce e la maggioranza nera continua a lottare con una disoccupazione che supera il 32%, la più alta a livello globale.
La natura della povertà in Sud Africa deriva in gran parte dall’eredità duratura delle politiche coloniali e di apartheid, ma anche dai prolungati bassi livelli di crescita economica negli ultimi tempi, che sono stati insufficienti a generare le risorse economiche necessarie per alleviare la povertà.
Più di un quarto della popolazione vive sotto la soglia di povertà, e molti dipendono dalle sovvenzioni statali per sopravvivere. Le manifestazioni pubbliche sono diventate comuni mentre le comunità protestano contro l’incapacità del governo di garantire opportunità di lavoro e servizi di base come acqua ed elettricità.
In aggiunta, una grave crisi energetica ha scosso l’economia, con blackout frequenti che paralizzano attività commerciali e abitazioni per ore. La contrapposizione tra l’opulenza di aree come Sandton a Johannesburg e la miseria di Alexandra, poco distante, illustra le disuguaglianze che persistono nel paese.
Nonostante gli investimenti nell’istruzione che ammontano a circa il 20% del bilancio pubblico nell’era post-apartheid, i gruppi a cui in precedenza venivano negate opportunità educative sono ancora gli stessi gruppi che oggi soffrono di disuguaglianze educative.
L’eredità storica delle scuole nere e per lo più rurali sottofinanziate ha reso difficile correggere i deficit nelle infrastrutture scolastiche e nella formazione degli insegnanti, il che implica che il 75-80% degli studenti sudafricani che dipendono dal sistema scolastico pubblico hanno risultati scolastici peggiori, aggravando così la situazione. ulteriormente la disuguaglianza
Questi contrasti alimentano il dibattito politico in vista delle elezioni, con sondaggi che per la prima volta indicano la possibilità che l’African National Congress, al potere dal 1994, possa non ottenere la maggioranza assoluta. Giovani elettori esprimono scetticismo e disillusione verso i partiti tradizionali, interrogandosi sulla reale portata della libertà conquistata.
La stampa sudafricana evidenzia come sempre più sudafricani siano diventati scettici nei confronti delle dichiarazioni del governo a causa della sua storia di continui annunci di grandi piani senza dare priorità alla rapida esecuzione di tali piani.
Mentre il Giorno della Libertà dovrebbe celebrare il passaggio da un’era di oppressione, è fondamentale affrontare concretamente i problemi attuali, delineando piani efficaci per il futuro del Sud Africa. In questo contesto, la sfida è quella di utilizzare le lezioni del passato per costruire un presente più equo e un futuro più prospero per tutti i sudafricani.