L’economia del Pakistan è come una bomba a orologeria. I fattori che hanno contribuito alla crisi economica dello Sri Lanka hanno avuto un impatto significativo anche sul Pakistan, la cui economia deve affrontare sfide analoghe.
Muhammad Hamza Qamar, scrivendo sul Daily Parliament Times, ha annotato come il Pakistan abbia un debito di enormi proporzioni, un’inflazione elevata, il picco della disoccupazione e molti altri problemi macroeconomici che mostrano chiaramente le molte sfide difficili a cui sta andando incontro il Paese.
La dipendenza dalle importazioni delle materie prime essenziali, le limitate fonti per gli scambi, le restrizioni al libero scambio e il debito estero accumulato sono i fattori che portano gli esperti ad accostare la vicenda del Pakistan a quella dello Sri Lanka.
Da un punto di vista critico il Cpec, corridoio economico Cina-Pakistan, si basa su un prestito iniziale di 46 miliardi di dollari che adesso ha raggiunto i 55 miliardi, che il Pakistan ha ricevuto dalla Cina. Secondo i documenti ufficiali, a questi investimenti è stato garantito un tasso di rendimento del 17-20% in termini di dollari sul loro capitale proprio (solo la parte del capitale proprio, non l’intero costo del progetto), con una “debt-to-equity ratio”, la proporzione relativa del patrimonio netto e del debito, dall’80 per cento al 20 per cento.
La Cina recupererà il costo del suo investimento in meno di 26 mesi e lascerà il Pakistan in grande difficoltà per i prossimi 25 anni di durata del contratto. L’economia del paese potrebbe essere paralizzata da costi così elevati, che rendono molto grave la situazione economica.
Lo Sri Lanka fornisce a questo proposito un esempio molto utile per capire l’indirizzo futuro del Pakistan. Lo Sri Lanka ha infatti trasferito il porto di Hambantota e la centrale elettrica e potrebbe trasferire l’aeroporto sotto il controllo cinese perché non è più in grado di saldare i suoi debiti con la Cina. il 90% delle entrate dello Sri Lanka è destinato a rimborsare il prestito cinese.
Un altro esempio potrebbe essere il Venezuela, dove la Cina ha fatto il più grande investimento di qualsiasi singolo paese finora, investendo 52 miliardi di dollari dal 2008 al 2014. Tutti i prestiti cinesi al Venezuela sono stati garantiti da materie prime e, di conseguenza, il Venezuela è stato obbligato a continuare a fornire milioni di barili di petrolio alla Cina, aiutando l’economia cinese a crescere ulteriormente.
Lo stesso può valere per il Pakistan, dove il debito totale del paese, che non include il debito del Cpec, è vicino a 72 miliardi di dollari, il 70% circa dell’intero PIL e il disavanzo delle partite correnti è aumentato di quasi il 120%.
Con il Cpec, gli interessi saranno nell’ordine del 7%, pagabili in 25-40 anni, e il Pakistan ha dovuto pagare a partire dal 2018 circa 7-8 miliardi di dollari per i successivi 43 anni.
Nella sua analisi Muhammad Hamza Qamar spiega che i termini dei contratti di investimento in Cpec sono unilaterali, inclusa la condizione che non vi siano contratti di offerta contro le società cinesi. L’esenzione dal pedaggio per i veicoli cinesi e la preferenza per la forza lavoro cinese sono alcuni vantaggi collaterali.
La condotta della Cina nei progetti dello Sri Lanka condivide un modello simile a questo seguito recentemente per il Pakistan. Il debito estero accumulato e la contrazione delle riserve estere sono di proporzioni talmente eccezionali che sembra impossibile per la nazione rimborsare sia l’importo principale che un tasso di interesse così elevato.
