New York City è al centro di una crisi migratoria senza precedenti, con circa 65.000 richiedenti asilo giunti dal confine meridionale degli Stati Uniti. Questa ondata di migranti ha portato alla nascita di un nuovo e crescente fenomeno: migliaia di persone dormono all’aperto in città, incapaci di trovare un rifugio sicuro nei centri di accoglienza sovraffollati e spesso inadeguati.
Uno dei luoghi dove la crisi è più evidente è Randall’s Island, un’isola sul fiume East River tra Manhattan e Queens, che ospita uno dei più grandi rifugi per migranti della città. Ogni sera, decine di tende compaiono lungo la riva, dove i migranti si arrangiano come possono: cucinano su piccoli fuochi, si lavano con secchi d’acqua e cercano di dormire sotto le stelle.
A sud, scene simili si ripetono sotto un cavalcavia a Brooklyn, dove migranti provenienti dall’Africa occidentale e dall’America Latina si ammassano su acciottolati sporchi o su cartoni appiattiti, cercando un po’ di riposo in un ambiente ostile.
Questi accampamenti improvvisati riflettono la convergenza di due delle sfide più complesse di New York: l’afflusso massiccio di migranti e la crisi dei senzatetto, un problema radicato negli Stati Uniti. Da anni, infatti, il paese lotta con un numero crescente di persone senza fissa dimora.
Nel 2023, si stima che ci siano stati oltre 580.000 senzatetto negli Stati Uniti, con New York che, insieme a Los Angeles, rappresenta uno degli epicentri di questa emergenza umanitaria. La città di New York, nonostante i suoi vasti programmi di assistenza, fatica a gestire un sistema di accoglienza ormai al collasso, aggravato dall’arrivo dei migranti.
La situazione è resa ancora più complicata dalle recenti modifiche al diritto al rifugio, un obbligo legale unico che impone alla città di fornire un letto a chiunque ne abbia bisogno. All’inizio del 2024, New York ha introdotto nuove restrizioni che limitano il tempo di permanenza dei migranti adulti nei rifugi a 30 o 60 giorni, nella speranza di ridurre la pressione sul sistema.
Tuttavia, queste modifiche non hanno portato a un grande numero di sfratti, poiché molte persone hanno ottenuto delle proroghe, e il sistema resta comunque sotto stress.
Per molti migranti, l’alternativa al sistema di rifugi è diventata la vita all’aperto. Alcuni preferiscono questa scelta estrema per evitare le condizioni pericolose e insalubri all’interno delle strutture, dove sono comuni episodi di violenza, piccoli furti e altre forme di disordine. Altri sono stati costretti a lasciare i rifugi dopo essere stati sfrattati perché non hanno rispettato le nuove regole, o perché i loro documenti di immigrazione sono stati persi o rubati.
La crisi dei migranti a New York si inserisce in un contesto più ampio di crescente precarietà abitativa negli Stati Uniti, esacerbata dalla pandemia di COVID-19 e dall’aumento dei costi degli alloggi. Secondo il Department of Housing and Urban Development (HUD), il numero di senzatetto negli Stati Uniti è cresciuto costantemente negli ultimi anni, e molti temono che la situazione possa peggiorare ulteriormente senza interventi significativi.
A complicare ulteriormente il quadro, è intervenuta una recente sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti, che ha rifiutato di ascoltare un ricorso contro una decisione della Corte d’Appello del Nono Circuito, che stabiliva che le città non possono penalizzare le persone per il fatto di dormire all’aperto se non ci sono sufficienti alloggi disponibili.
Questa sentenza, che coinvolgeva la città di Boise, Idaho, ha implicazioni significative per New York e altre città che cercano di affrontare la crisi dei senzatetto. La decisione impone alle amministrazioni di bilanciare i diritti delle persone senza fissa dimora con la necessità di mantenere l’ordine pubblico, complicando ulteriormente gli sforzi per gestire la crisi.
Nel caso di New York, la decisione della Corte Suprema rafforza la necessità di trovare soluzioni più efficaci e umane alla crisi. Nonostante i miliardi di dollari spesi dalla città e dallo stato per dare rifugio ai migranti e ai senzatetto, la realtà sul terreno resta desolante.
Le strade, i parchi e le aree pubbliche continuano a riempirsi di persone senza un tetto, mentre i residenti esprimono crescente frustrazione per quello che vedono come uno spreco di denaro pubblico.
Questa situazione non riguarda solo New York, ma rappresenta una sfida nazionale che richiede una risposta coordinata e comprensiva. La crisi migratoria e quella dei senzatetto sono problemi complessi che richiedono non solo risorse, ma anche un cambiamento di paradigma nelle politiche di accoglienza e assistenza.
Fino a quando queste questioni non saranno affrontate in modo più incisivo, migliaia di persone continueranno a vivere in condizioni di estrema precarietà, sia nelle strade di New York che in tutto il paese.