S’avanza un soggetto politico che lentamente sta finendo di devastare tutto il poco che di vitale è rimasto in quella che fu la politica: il mediocre laborioso.
A Roma il mediocre laborioso per eccellenza è il sindaco Roberto Gualtieri, grandissima delusione anche oltre il pessimismo che caratterizzava la possibilità di dare una sterzata alla Capitale. Ha di buono che perlomeno non insulta i cittadini riempendoli di bugie come faceva la Raggi, ma privare i cittadini di risposte è comunque una dichiarazione d’incapacità. Il problema è che qualcosa, qualcosina, fa o tenta di fare, laboriosamente e mediocremente, come uno studente che domani verrà interrogato, non ci ha capito molto ma qualcosa deve pur presentare all’insegnante per evitare il disastro totale. Perchè il punto è che oltre a non provvedere a risolvere i problemi, dalla questione della mondezza al trasporto pubblico, si è circondato di altri ancor più esperti di lui nella mediocre laboriosità. Burocrati, li avremmo chiamati un tempo, che affidano la gestione dell’urbanistica ai costruttori e della cultura alle consuete associazioni di amici degli amici. Nulla come la partecipazione attiva dei cittadini alla riqualificazione della città turba di più i sogni dei mediocri, rinchiusi nei loro uffici. Prendiamo il piano regolatore. Ne abbiamo parlato su Diogene con questa ottima inchiesta di Elisa Benzoni.
L’ultimo PRG di Roma fu approvato dalla giunta Veltroni nel febbraio 2008, ribattezzato da Alberto Statera di Repubblica “Il nuovo sacco di Roma”, che concludeva così la sua inchiesta: “Sorridono i Caltagirone di ogni ramo, sorridono i fratelli Toti della Lamaro con i Parnasi, i Mezzaroma, i Bonifaci”. Non c’è bisogno di utilizzare commenti sprezzanti, basta digitare su google i nomi, le opere e gli scandali che hanno visto protagonisti questi costruttori negli anni successivi per comprendere quanto fosse azzeccata la previsione di Statera. Va bene, si dirà, quello è il passato, ma adesso, dopo aver imparato da quegli errori e dalla mancata promessa di far partecipare i cittadini a decisioni che riguardano i luoghi in cui vivono, la giunta guidata da Gualtieri saprà riprendere in mano le redini del bene collettivo contro gli interessi dei privati. Se l’ha fatto ha dimenticato di dircelo, tra un convegno e l’altro a cui partecipa e un giro che ha fatto oggi, anzichè sull’ottovolante, sulla camionetta Ama che spazza piazza Mazzini, quartiere Prati della vecchia “buona borghesia” romana. E Borghesiana, Torre Maura, Centocelle, Torpignattara, Montespaccato, Quartaccio e tutta la periferia romana? Sarebbe sbagliato dire che non gli interessa, forse quando faceva anche lì la campagna elettorale pensava di stare a una gita fuori porta, con gli indigeni che portavano gastronomia e problemi locali lontani da Roma e in cambio ricevevano i fondi di bottiglia spacciati per perle.
Ma il mediocre laborioso non sta soltanto a Roma. Il mediocre laborioso governa ormai ovunque, vede i poveri e pensa che siano un problema di decoro e ordine pubblico, vede il traffico delle macchine e pensa che il problema siano i monopattino, vede gli abusi edilizi e pensa alle sanatorie, vede giovani qualificati senza lavoro e dà i soldi ad associazioni di amici su cui garantiscono i suoi sodali di governo e non i servizi resi alla città. Il mediocre laborioso trionfa in tutta Italia, anche nel mondo a dire il vero, fa i compitini, ha paura di affrontare i cittadini pubblicamente dopo che è stato eletto, evita di spiegare e denunciare che per spezzare l’incantesimo della mediocrità dovrebbe con un guizzo di generosità politica e visione del futuro, da discutere insieme a chi vivrà quel futuro, costruire una città dal basso, appellarsi ai geniali fannulloni del precariato cognitivo, che sono diventati tali perchè gli è stato tolto tutto lo spazio di progetto e volontà di concepire la convivenza come bene comune. Citando il compianto e geniale Roberto Freak Antoni, “Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti”. Amen.