La polizia egiziana dà la caccia alle persone Lgbt che utilizzano le app di appuntamenti. La denuncia viene da un articolo scritto da Ahmed Shihab-Eldin, che per BBC News ha visto le prove di come le autorità utilizzino le applicazioni per creare falsi incontri che si concludono con l’arresto delle persone contattate.
“Essendo cresciuto in Egitto – scrive Shihab-Eldin – sono consapevole della pervasiva omofobia che permea ogni parte della sua società. Ma gli amici lì mi dicono che l’atmosfera è recentemente diventata molto più brutale”. Pur non esistendo una legge contro l’omosessualità la repressione comporta molti anni di carcere.
La prova che la polizia utilizzi le app d’incontri per arrestare le persone LGBT la forniscono le trascrizioni presentate nei rapporti di arresto, da cui si comprende come gli agenti utilizzino questo mezzo per cercare, e in alcuni casi fabbricare, prove contro persone LGBT che cercano appuntamenti online.
È estremamente difficile per le persone LGBT incontrarsi apertamente in pubblico in Egitto, quindi le app di appuntamenti sono diventate uno strumento per poterlo fare. E non sono soltanto gli egiziani a essere presi di mira. In una trascrizione, la polizia descrive l’identificazione di uno straniero, dopo che un informatore della polizia lo ha coinvolto in una conversazione. Nella trascrizione si legge che lo straniero “ha ammesso la sua perversione, la sua disponibilità a dedicarsi alla dissolutezza gratuitamente e ha inviato foto di se stesso e del suo corpo”.
In alcune delle trascrizioni, racconta Shihab-Eldin, sembra che la polizia stia cercando di fare pressione su persone che sembrano semplicemente cercare appuntamenti o nuove amicizie affinché accettino il sesso per soldi, argomento legale che in tribunale rafforza le tesi accusatorie della polizia.
Quando la polizia prende di mira qualcuno, nell’articolo sono citati molti casi, arriva a creare un profilo falso del bersaglio, modificando digitalmente le sue foto con il fine di renderle esplicite. Nonostante le foto siano falsificate in maniera grossolana, e la Bbc ha avuto accesso ai fascicoli, le persone vengono poi condannate in tribunale.
Una persona che ha subito questo trattamento, e lo ha raccontato alla testata britannica, è stata incarcerata per tre mesi, condannata per “dissolutezza abituale”. Ha anche raccontato di aver subito pressioni per denunciare altre persone gay di sua conoscenza.
Il governo egiziano non ha risposto alla richiesta di commento della BBC e l’app WhosHere è stata citata in quasi tutte le trascrizioni della polizia a cui la BBC ha avuto accesso. Solo dopo che la BBC si è rivolta formalmente a WhosHere l’app ha cambiato le sue impostazioni, rimuovendo la selezione “cerca dello stesso sesso”, che potrebbe mettere le persone a rischio di identificazione.