domenica, Settembre 8, 2024
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La speculazione: da necessità economica a fenomeno culturale

Cercando la parola “speculatore” su Google Immagini, si trovano ancora illustrazioni di banchieri caricaturali che risalgono all’inizio del XX secolo: figure paffute con baffi e gilet, spesso raffigurate con una borsa contrassegnata dal simbolo del dollaro. Anche il Dizionario della Reale Accademia Spagnola indica che il verbo “speculare” ha generalmente una connotazione negativa.

Tuttavia, secondo Aris Komporozos-Athanasiou, sociologo presso l’University College di Londra, la speculazione è diventata un elemento centrale nella nostra esistenza moderna. In un mondo frammentato e instabile, dominato dalla tecnologia, la speculazione non è una scelta ma una necessità per sopravvivere.

A partire dalla crisi finanziaria del 2008, si è affermato un nuovo tipo di soggetto sociale, non più l’homo oeconomicus, razionale e calcolatore, ma l’homo speculans, che deve continuamente adattarsi a un futuro incerto e volubile.

La speculazione non è più solo una pratica economica legata alla compravendita di beni, ma un modo per affrontare le incertezze della vita moderna, che siano lavorative, economiche o personali. Questo nuovo approccio, alimentato dalla tecnologia, crea visioni del futuro mutevoli e ricalcolabili, molto diverse dalle vecchie utopie stabili e irraggiungibili del XX secolo.

La speculazione finanziaria e quella immaginativa si intrecciano, generando comunità che danno importanza non solo al denaro, ma anche alle narrazioni e ai miti che le accompagnano.

Un esempio evidente è quello dei “cryptobros”, uomini che trovano affinità in angoli nascosti di Internet, spesso libertari in campo economico ma reazionari in ambito sociale.

Negli ultimi anni, Internet è diventato un luogo dove ci si imbatte costantemente in offerte di investimento e guru che dispensano consigli su come gestire il proprio denaro, con un numero sempre maggiore di persone che si avventura in questo mondo per cercare di preservare il valore dei propri risparmi. In un contesto di inflazione crescente e di perdita del potere d’acquisto, investire diventa una necessità, un modo per evitare che i risparmi si svalutino.

L’inflazione, che comporta un aumento del costo della vita e una svalutazione del reddito, spinge molte persone verso forme di speculazione, anche su piccola scala, per cercare di recuperare parte del valore perso.

Questo fenomeno è particolarmente evidente tra i giovani, che hanno visto diminuire la loro ricchezza negli ultimi anni e sono quindi più propensi a investire, anche grazie alla democratizzazione dell’accesso alle informazioni e ai costi ridotti delle piattaforme online.

Komporozos-Athanasiou, nel suo libro “Speculative Communities”, sottolinea che questa costante incertezza non riguarda solo i mercati finanziari, ma permea l’intera vita sociale.

Anche se la nostra epoca è caratterizzata da un apparente isolamento, l’interazione digitale crea comunque una sorta di comunità, un legame collettivo che si manifesta anche nell’atto di scorrere in modo compulsivo tra varie app, da Tinder a TikTok, passando per quelle legate alla criptovaluta.

Bitcoin rappresenta un esempio emblematico di questa tendenza: una criptovaluta che ha generato una vasta comunità che molti considerano già una “nazione digitale”. Questo ecosistema, che all’inizio era dominato da persone interessate alla privacy e alla libertà dal controllo statale, ha attratto nel tempo diverse categorie di individui, compresi gli investitori istituzionali e le grandi aziende di Wall Street.

Komporozos-Athanasiou evidenzia come la disillusione verso le promesse non mantenute del capitalismo neoliberista abbia alimentato nuove forme di politica, spesso caratterizzate da una miscela di teorie del complotto, auto-aiuto e storie religiose.

Questo tipo di “politica diagonale” esprime un bisogno collettivo di appartenenza, anche se in forme che possono apparire regressive. Le comunità che nascono attorno alle criptovalute o ai forum di discussione online rivelano un desiderio di immaginare insieme, anche in un contesto apparentemente frammentato e caotico.

Anche se spesso si tende a focalizzarsi sugli aspetti tecnologici o economici del fenomeno Bitcoin, questo rappresenta in realtà un riflesso delle ansie della generazione millennial, offrendo una narrazione che risuona con la volatilità delle loro vite digitali.

Sociologi ed economisti riconoscono sempre più un impulso collettivo dietro l’ossessione per gli investimenti, e la grande sfida è capire come incanalare questa frustrazione in direzioni che non alimentino ulteriormente le disuguaglianze create dal neoliberismo.

Infine, la politologa argentina Verónica Gago sottolinea l’importanza di contestare l’immaginazione speculativa legata ai mercati economici, proponendo invece di trasformarla in uno sforzo collettivo per trovare risposte e connessioni progressiste, in grado di contrastare la precarietà e le sue conseguenze devastanti.

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