martedì, Giugno 6, 2023
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La truffa delle banche in Cina, una minaccia per il partito comunista

E’ cominciata con una corsa agli sportelli bancari per ritirare il denaro. Non stupisce quando accade nell’occidente capitalista all’approssimarsi di una crisi, ma stavolta il luogo della fiducia tradita dei risparmiatori è la Repubblica Popolare Cinese, repubblica socialista parlamentare monopartitica, i comunisti insomma.

La moneta nazionale, lo yuan, in calo sui mercati di valuta, l’inflazione interna, il rialzo dei tassi decisi dalla Fed, l’esportazione dei capitali all’estero, la crescita al 62,2% dell’indebitamento delle famiglie per il covid e la guerra in Ucraina, il numero crescente di persone che si rifiutano di ripagare i mutui. Neanche i 15 miliardi di dollari di liquidità immessi dalla Banca Popolare Cinese nel sistema finanziario sono riusciti a tranquillizzare i risparmiatori.

Ma non solo le persone. Un terzo delle aziende presenti in Cina è preoccupata per i ritardi accumulati dalle transazioni finanziarie che tradotto significa portare le imprese a una crisi di liquidità che rischia di precedere di poco il fallimento.

Per arginare la corsa a prosciugare i conti correnti, che non danno alcun incentivo ai risparmiatori, sono state introdotti dalle banche dei limiti al prelievo giornaliero, fissato in 150 dollari a persona. Ma la rabbia cresce tra la popolazione, dopo che circa 400 mila clienti di sei piccoli istituti di credito nello Henan, si sono accorti che i loro conti erano congelati. In questo caso si sospetta una truffa valutata intorno ai 6 miliardi di dollari.

La Henan New Wealth Group, proprietaria di tutte le piccole banche coinvolte, è ora sotto indagine per pratiche fraudolente. Le piccole banche in questi anni hanno avuto il ruolo di avvicinare anche i risparmiatori delle province più lontane dai grandi centri del Paese al sistema finanziario. Sono state però anche più lontane dai controlli e per questo, secondo gli esperti, le truffe perpetrate sono sfuggite più facilmente alla vigilanza interna.

La differenza con un Paese occidentale si è fatta sentire. Protestare in Cina è ancora oggi molto diverso che nel “corrotto” Occidente. Quando i risparmiatori defraudati hanno iniziato a radunarsi in piazza chiedendo alle autorità locali di prendere provvedimenti i funzionari di partito hanno utilizzato un modo subdolo per metterli a tacere.

Hanno manipolato i codici sanitari dei manifestanti, facendoli risultare in quarantena da covid e quindi illegalmente presenti nelle proteste all’aperto. L’indignazione è stata tale in tutto il Paese che i funzionari hanno dovuto lasciare libero spazio alle manifestazioni.

Le autorità di regolamentazione bancaria hanno promesso un parziale rimborso, non oltre i 7500 dollari, esclusi però coloro che hanno versato soldi sulle piattaforme online dei truffatori, con promesse di alte rendite per attirare i clienti. Resta però il fatto che nessuno ha vigilato prima sul rispetto delle regole da parte di questi istituti.

Lo scandalo però non è limitato allo Henan, Cina centrale, ma rischia di allargarsi a tutte le province rurali dove i piccoli istituti hanno proliferato al di fuori del controllo delle autorità statali cinesi. L’economia cinese resta molto forte, ma dove non arriva il dissenso politico, abitualmente represso, può arrivare la disperazione di chi ha perso tutto ciò che aveva messo da parte.

by Harald Groven
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