Esiste un piccolo sito in Nepal diventato celebre proprio per il numero di persone che hanno venduto un rene convinte di cambiare la propria vita: il villaggio di Hokse. Vivere senza un rene significa, soprattutto se sei povero, che la tua capacità fisica di lavoro sarà minore e questo ti renderà ancora più povero.
Un rene viene venduto in media a 1500 euro. Con quella cifra in Nepal puoi comprare una piccola casa. In molti a Hokse avevano fatto questa scelta, finchè un terremoto non ha distrutto tutte le abitazioni del villaggio.
C’è una grande richiesta sul mercato illegale dei reni. Gli acquirenti sono disposti a pagare ai trafficanti di organi prezzi altissimi, spingendo i criminali ad ampliare sempre di più la rete dei “donatori”.
Una rete dove è già discutibile definire volontaria la cessione di un rene a causa della povertà, ma soprattutto dove avvengono vere e proprie violenze che rendonmo assolutamente violenta e non volontaria la separazione da un proprio organo vitale. Agli abitanti di Hockse è stato fatto credere che il rene tolto sarebbe ricresciuto.
Secondo un rapporto di Global Financial Integrity , ogni anno vengono ottenuti illegalmente fino a 7.000 reni. Lo stesso rapporto mostra che il commercio illegale di organi genera profitti compresi tra 514 milioni e 1 miliardo di dollari all’anno.
Un servizio televisivo andato in onda pochi giorni fa sulla rete britannica Sky News ha mostrato le storie delle persone ingannate e depredate di un rene. Attualmente, la miseria sta propiziando un’altra emergenza sanitaria in Nepal, con i reni nuovamente al centro dell’attenzione.
Un numero in aumento di cittadini nepalesi si sta spostando all’estero, verso i Paesi del Golfo e la Malesia, in cerca di redditi superiori da inviare alle famiglie in patria, non senza rischi.
Ragazzi in precedenza in salute stanno rientrando in Nepal con la pressante necessità di sottoporsi a trapianto di rene. La causa sembrerebbe risiedere nell’esposizione a temperature eccessive e in gravi stati di disidratazione nei paesi arabi.
C’è la storia di Suman, oggi ha 31 anni, che ritenendo di non avere alternative, decise di recarsi in India dalNepal per vendere il proprio rene a una donna, fingendosi suo fratello. La legge indiana è esplicita sui donatori, che devono essere consanguinei e produrre adeguata documentazione. Anche alcuni medici appartengono di fatto alle organizzazioni di trafficanti d’organi. In tutto il mondo si stima che un organo trapiantato su dieci sia frutto di traffico.
Identica la storia raccontata a Sky da Kanchha, anche lei ha venduto il suo rene in India, che spiega come dei poliziotti corrotti hanno fabbricato falsi documenti a Kathmandu, incluse identità indiane contraffatte, per poi “donare” il rene a una sorella fittizia.
A Hokse, i residenti affermano che ormai nessuno vende più i propri reni, tuttavia alcuni si espongono ancora a gravi rischi per tentare di migliorare la propria situazione. Jit Bahadur Gurung ha lavorato per tre anni in Arabia Saudita. A soli 29 anni è costetto a sottoporsi a quattro ore di dialisi, tre volte alla settimana, presso il National Kidney Center di Kathmandu.
In Arabia Sauudita, ha raccontato, doveva lavorare in condizioni di calore intenso, fino a 50 gradi, senza tempo per il pranzo e nemmeno per andare in bagno. Fu allora che si accorse delle conseguenze di vivere senza un rene, fino a non poter più camminare a causa del gonfiore.
Spesso, quando i lavoratori migranti rientrano in Nepal, è troppo tardi anche per le cure. I lavoratori all’estero costituiscono circa il 14% della popolazione nepalese.
Il reparto dellapolizia nepalese che si occupa del traffico d’organi ha arrestato nove persone dal luglio 2022, accusate di gestire questo mercato nella capitale Kathmandu.
“Il donatore potrebbe morire e a nessuno importerebbe”, ha detto il dottor Francis Delmonico, un professionista dei trapianti, ex presidente della United Network for Organ Sharing che supervisiona il sistema di trapianto di organi negli Stati Uniti.
Funzionari nepalesi di polizia hanno raccontato che ogni vittima con cui hanno parlato li ha portati allo stesso ospedale in India: il Rabindranath Tagore International Institute for Cardiac Sciences , un ospedale che in passato è stato sulle prime pagine dei giornali per trapianti di reni illegali. Eppure non è mai stato perseguito dalle autorità indiane.
Secondo l’ ultimo rapporto del governo nepalese circa 35 mila tra uomini, donne e bambini nepalesi vengono “venduti” ogni anno in una qualche forma di schiavitù moderna o di commercio sessuale.