In occasione dell’anniversario dei bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki, che segnarono tragicamente la fine della Seconda Guerra Mondiale, Washington e Tokyo si preparano ad annunciare una serie di accordi strategici che potrebbero ridefinire la loro cooperazione militare e rafforzare le difese nella regione indo-pacifica.
Questa partnership, già solida, si appresta a compiere un ulteriore passo avanti in risposta alle crescenti minacce globali rappresentate da attori come la Cina, la Corea del Nord e la Russia, in particolare in un contesto internazionale in cui le tensioni geopolitiche sono in aumento.
Il fulcro di questa nuova intesa sarà l’aggiornamento del comando delle forze armate statunitensi in Giappone, un cambiamento che verrà ufficialmente annunciato domenica. Questa iniziativa prevede la trasformazione dell’attuale struttura amministrativa del quartier generale delle forze armate USA in Giappone in un comando “Joint Force” integrato e operativo, guidato da un comandante a tre stelle.
Questo cambiamento è studiato per allinearsi con i piani del Giappone di istituire un comando operativo congiunto entro marzo 2024, che coordinerà le operazioni delle sue forze navali, aeree e terrestri.
Il rafforzamento dell’alleanza tra Stati Uniti e Giappone avviene in un contesto di preoccupazioni comuni per la stabilità della regione indo-pacifica e della sicurezza globale.
Le tensioni con la Cina, in particolare per la situazione di Taiwan, e le minacce poste dalla Corea del Nord, sono elementi chiave che hanno spinto i due alleati a intensificare la loro cooperazione. A ciò si aggiunge il timore che l’aggressività della Russia in Ucraina possa incoraggiare altre potenze, come Pechino, a intraprendere azioni ostili.
Il Giappone, tradizionalmente limitato da una costituzione pacifista e da vincoli militari, ha recentemente adottato una posizione più assertiva. Questo cambio di rotta si riflette non solo nell’imminente riforma del comando operativo, ma anche in un piano ambizioso per incrementare significativamente la spesa per la difesa e per sviluppare capacità offensive a lungo raggio.
Queste nuove capacità consentirebbero al Giappone di colpire obiettivi potenziali anche nella Cina continentale, un cambiamento radicale per un paese che, per decenni, ha mantenuto una postura difensiva.
Nell’ambito di questo rafforzamento delle relazioni bilaterali, il Segretario alla Difesa statunitense, Lloyd Austin, e il Segretario di Stato, Antony Blinken, saranno a Tokyo per incontri con i loro omologhi giapponesi, il Ministro della Difesa Minoru Kihara e il Ministro degli Esteri Yoko Kamikawa.
Questi colloqui, che culmineranno nell’annuncio di nuove forme di cooperazione, includeranno anche discussioni sulla co-produzione di armi e sulla collaborazione industriale nel settore della difesa.
Tra i progetti discussi ci sono la produzione congiunta di sistemi di difesa aerea, come i missili Patriot, e lo sviluppo di nuove tecnologie militari che potrebbero rafforzare ulteriormente la capacità di deterrenza del Giappone e degli Stati Uniti nella regione.
Un altro aspetto cruciale di questa nuova alleanza è la modernizzazione delle forze armate statunitensi in Giappone, che avverrà nella base aerea di Yokota, nei pressi di Tokyo.
Questa riforma mira a conferire al comando statunitense poteri operativi simili a quelli del futuro comando congiunto giapponese, sebbene con una differenza significativa: a differenza delle forze statunitensi in Corea del Sud, che operano sotto un comando congiunto con le forze locali, il comando americano in Giappone manterrà la sua responsabilità esclusiva sulle forze statunitensi.
Tuttavia, l’obiettivo è garantire una maggiore integrazione tra le forze armate dei due paesi, migliorando la capacità di rispondere in modo rapido ed efficiente a eventuali crisi, come quelle che potrebbero sorgere nello stretto di Taiwan.
La strategia dell’amministrazione Biden nell’Indo-Pacifico, che punta a costruire “capacità collettive” tra gli alleati, trova nel Giappone un partner chiave. La cooperazione militare rafforzata tra i due paesi non è solo una risposta alla crescente aggressività della Cina, ma rappresenta anche un esempio della volontà degli Stati Uniti di lavorare con nazioni che condividono valori democratici e un impegno per la stabilità internazionale.
Mentre il Giappone continua ad abbracciare un ruolo più prominente sulla scena globale, i prossimi passi nella collaborazione con gli Stati Uniti saranno fondamentali per definire l’equilibrio di potere nella regione.
La possibilità di discutere per la prima volta a livello ministeriale l’uso potenziale di armi nucleari in caso di attacco, evidenzia quanto seriamente entrambi i paesi stiano considerando le minacce attuali.
In questo contesto, è anche significativo il recente riavvicinamento tra Giappone e Corea del Sud, due paesi che hanno messo da parte decenni di tensioni storiche per collaborare più strettamente con gli Stati Uniti. I ministri della difesa dei tre paesi stanno siglando un nuovo quadro di cooperazione che prevede esercitazioni congiunte annuali e lo scambio di informazioni in tempo reale sulle minacce missilistiche.
L’attivismo diplomatico e militare di questi giorni, culminato in una serie di incontri a Tokyo che coinvolgono anche altri partner strategici come India e Australia nel contesto del “Quad”, ha già attirato l’attenzione della Cina, secondo l’ambasciatore statunitense in Giappone Rahm Emanuel.
Questa intensa attività, finalizzata a rafforzare le alleanze e a costruire legami più stretti tra le democrazie asiatiche, rappresenta un chiaro messaggio di unità e determinazione in un momento in cui le sfide alla sicurezza globale sembrano farsi sempre più complesse e interconnesse.
L’importanza di questi accordi e delle riforme militari che ne seguiranno, soprattutto nel contesto storico dell’anniversario dei bombardamenti atomici, non può essere sottovalutata. In un mondo ancora segnato dagli orrori della guerra nucleare, la determinazione di Stati Uniti e Giappone a rafforzare la loro alleanza militare, dimostra che il mondo ancora oggi è segnato da un’instabilità politica e militare che può portare a nuove tragedie.