di Alfredo Facchini
Abbiamo capito, dai primi vagiti del governo Meloni e company, che i “rave” sono un’emergenza nazionale.
Organizzare e partecipare ai “rave party” diventa così un reato grave: il “434-bis del Codice penale”. Punibile con pene fino a sei anni di reclusione e multe fino a 10 mila euro.
«Confidiamo nell’effetto deterrenza della sanzione accessoria della confisca obbligatoria dei mezzi che vengono usati per organizzare questi eventi», ha spiegato in conferenza stampa lo zelante ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.
Oltre a pene e multe, chi organizza rave clandestini, d’ora in poi si vedrà confiscati camion, amplificazioni e strumentazioni.
Il titolare del “Viminale” respinge, invece, al mittente le critiche di chi gli fa notare il mancato intervento, su un altro raduno, quello fascista a Predappio, paese natale di Mussolini.
Saluti romani, bambini vestiti da gerarchi fascisti e slogan che inneggiano al Ventennio non sono un’emergenza nazionale: «Sono cose – ha dichiarato il ministro – completamente diverse. Predappio è una manifestazione che si svolge da tanti anni, sul rave party c’era la denuncia del proprietario».
Come si dice: quando la toppa e peggiore del buco.
Esultano, intanto, tutte le sigle sindacali alle quali aderiscono gli agenti di polizia. Come ti sbagli.
C’è chi spera che il “reato di rave” rappresenti solo l’antipasto per un giro di vite, che vada a colpite centri sociali, occupazioni, raduni studenteschi.
Nel provvedimento c’è infatti una specifica che, se venisse interpretata in forma estensiva, si abbatterebbe come una mannaia su chi vuole riempire spazi e organizzare il dissenso.
Il reato, si legge, scatta in presenza di «Invasione di edifici finalizzata a raduni di oltre 50 persone da cui possono derivare pericoli per l’incolumità pubblica, l’ordine pubblico o la sanità pubblica».
Il “reato di rave” potrebbe essere solo il primo colpo di ariete. Da questi qui, c’è da aspettarsi tutto il peggio inimmaginabile. Anche perché fa tanto marketing.
In un Paese sopraffatto da bollette e inflazione, spostare il tiro su norme in materia di ordine pubblico fa comodo, eccome. Ecco, allora, le manganellate sugli arti degli studenti, i respingimenti delle “ Ong”, i “No rave”.
Ed è solo l’anteprima.
Alfredo Facchini

by Matthieu Aubry.