La piaga del lavoro nero colpisce l’Italia da Nord a Sud, anche se è al mezzogiorno che assume un valore molto al di sopra della media nazionale. Uno studio della Cgia, l’Associazione Artigiani e Piccole Imprese, basato sui dati dell’Istat ci spiega che i settori più colpiti dallo sfruttamento sono l’agroalimentare, i trasporti, le costruzioni, la logistica e i servizi di cura.
Lo stesso studio assegna la maglia nera alla Campania, con 352.700 lavoratori in nero, il 18,7% del totale dei lavoratori. La Calabria ha 131.700 lavoratori in nero, pari al 21.5% di tasso di irregolarità. E poi la Sicilia, con 280 mila lavoratori in nero, il 18,5% del totale.
Il numero che però più di tutti dà l’idea del valore economico che tocca questo fenomeno in Sicilia è quello di 6 miliardi di euro. Secondo Cgia infatti è questo il valore dell’economia prodotta grazie allo sfruttamento della manodopera sottopagata ed esentasse per le imprese senza scrupoli. Si tratta del 7,4% sul totale del valore economico totale siciliano.
La media nazionale di lavoratori irregolari è valutata nel 12,6% sul totale, oltre 3 milioni di lavoratori in nero lungo la penisola e le isole. Se le punte le troviamo al Sud non possiamo non sottolineare la situazione del Veneto, con 203.200 lavoratori irregolari e l’8,8% di irregolarità sul totale, per un valore aggiunto economico del 3,5% sul totale. La Lombardia poi è salita quest’anno al 10% con 489.500 occupati non regolari e il 3,6% del valore aggiunto.
Colpisce anche il dato della Toscana, con 183 mila lavoratori irregolari, il 10,8% e un’incidenza sul totale del valore aggiunto dell’economia regionale pari al 4,5 per cento. In Toscana il lavoro nero ‘produce’ 4,7 miliardi di valore aggiunto.
Dalla fredda stima matematica alla cronaca più recente proprio in Toscana il passso è breve. A Livorno e provincia gli ultimi 50 interventi di controllo della Guardia di Finanza hanno accertato la settimana scorsa l’impiego di 246 lavoratori irregolari per un’evasione contributiva e di imposte stimata in oltre 1,5 milioni di euro.
Questa volta le indagini sono partite proprio su sollecitazione dei lavoratori, che hanno denunciato la richiesta disattesa alle aziende di essere messi in regola. La vastità del fenomeno è tale da essere molto lontani da risultati accetabili ma qualcosa inizia a cambiare, sia per l’intensificarsi dei controlli sia per l’aumento di denunce da parte dei lavoratori stessi.
