Possiamo evitare le morti per freddo nella capitale di un Paese che sarà anche in difficoltà ma non è al confine tra Bielorussia e Polonia, bensì fa parte a tutti gli effetti del G7? Sì, assolutamente sì ed è criminale assistere al consueto balletto di responsabilità dinanzi a chi muore e a chi rischia di morire. L’ultimo morto è un cittadino rumeno di 52 anni ritrovato in viale del Tintoretto sotto un cavalcavia. Soltanto tre giorni fa un’altro morto per freddo al Parco del Torrione. Pochi giorni prima era toccato a un giovane di 27 anni, morto di freddo nei pressi di stazione Termini. A dicembre un l’uomo anziano era stato rinvenuto cadavere nella macchina dove aveva trovato riparo.
Nessuna retorica ha senso dinanzi a delle morti assolutamente evitabili con strumenti adeguati. Purtroppo la nuova tendenza delle amministrazioni, e parliamo di quelle più sensibili ai problemi sociali, è quella d’individuare soltanto nel finanziamenti la risposta al problema. Intendiamoci, i soldi servono, eccome se servono, ma da soli non bastano a evitare l’assurdità di morire per freddo e povertà nel XXI secolo. L’amministrazione Gualtieri ha stanziato fondi, tramite l’assessora ai servizi sociali Funari, 40 mila euro per ogni municipio, ed è tanto, davvero, puntando alla creazioni di centri d’accoglienza, spazi di ospitalità, luoghi in cui trascorrere le notti gelide. Adesso però dobbiamo spiegare perchè si rischia anche con questo tesoretto di non riuscire a evitare le prossime morti per freddo a Roma.
Se non si costruisce una rete capillare che informi, cioè che assista i senzatetto prima dell’evento tragico, quei soldi non risolveranno il problema. La strada è il luogo dell’intervento, non ci sono mediazioni possibili, la strada è dove camminano e s’incontrano le persone che di notte non sanno dove andare. Parliamo di persone che in maggior parte non hanno accesso a fonti d’informazione, che non sanno nemmeno che esistono strutture a cui rivolgersi. Quindi l’informazione va portata a loro integrando gli operatori volontari del sociale con quelli pubblici, va messa in campo una rete di monitoraggio e intervento coordinati tra Regione, Comune, Municipi, Asl, cooperative, associazioni e volontari. Una sede centrale di monitoraggio che diventi operativa nelle sue articolazioni territoriali tramite operatori sociali pubblici e volontari. Bisogna andare in strada a raccogliere le persone, ascoltare le loro esigenze, indirizzarle nei centri. Avere contezza giorno per giorno delle strutture e dei posti disponibili, sapere che nel caso in cui una struttura sia piena a nord si può indirizzare una persona a sud, trasportarla, assicurarsi che sia al riparo.
E’ difficile, occorre rivoltare da cima a fondo un sistema burocratico che oggi permette all’istituzione di lavarsi la coscienza, ma va fatto. Dire di aver dato i soldi senza aver messo in atto una pianificazione territoriale degli interventi mette al riparo politici e burocrati da conseguenze legali ma non ferma le morti per freddo. La giunta Gualtieri ha dimostrato una discontinuità importante con la giunta Raggi su questa materia, ma il problema adesso non è come apparire in pubblico ma come agire nel concreto. La macchina amministrativa del Comune di Roma è complessa, spesso la burocrazia diventa una forma di criminalità sulla vita dei cittadini più svantaggiati che non possono mettersi al riparo da soli dalle ingiustizia di un tessuto sociale ulteriormente impoverito dal covid. Ai molti senzatetto già in strada, 16 mila nella capitale secondo alcune stime, rischiano di aggiungersene molti altri nei prossimi mesi, per questo è un problema che ci riguarda tutti. E mai come in questo caso non è retorico affermare che una morte per freddo nel 2022 ci riguarda tutti, è un omicidio commesso dalla collettività e restare in silenzio ci fa diventare complici.