giovedì, Settembre 12, 2024
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L’esternalizzazione dei servizi pubblici: l’inclusione scolastica disabili nel Comune di Roma (2)

di Germano Monti

Questa è la seconda di 5 puntate dell’inchiesta di Germano Monti sull’esternalizzazione dei servizi pubblici, in particolare quello relativo all’inclusione scolastica degli alunni disabili nel Comune di Roma. Ci accompagnerà per tutta la settimana e al termine verrà radunato in unico testo consultabile online. Buona lettura.

Vediamo, quindi, qual è la situazione del servizio di inclusione scolastica degli alunni disabili a Roma e quella che vivono gli operatori.
Fino allo scorso anno scolastico, il sistema funzionava attraverso gare d’appalto, con le scuole della città suddivise in lotti municipali. Dopo che sia il T.A.R. che il Consiglio di Stato hanno bocciato l’ultimo bando, fortemente voluto e sostenuto dall’Amministrazione 5 Stelle, la nuova giunta di Roberto Gualtieri ha radicalmente modificato il sistema, introducendo l’accreditamento, che in sostanza comporta l’iscrizione delle cooperative ad un elenco dal quale la famiglia dell’alunno può scegliere l’organismo che dovrà occuparsi dell’assistenza al bambino, con la possibilità di modificare la propria scelta ad ogni nuovo anno scolastico. Questo sistema non ha fatto altro che aumentare il livello di precarietà e di sfruttamento di lavoratrici e lavoratori, senza, peraltro, produrre un miglioramento qualitativo del servizio.
Sono aumentati i contratti a tempo determinato, giustificati perché l’azienda non ha la certezza di vedere confermate le proprie assegnazioni di anno in anno, mentre non è affatto aumentata la capacità del Comune di vigilare sul rispetto dei diritti dei lavoratori, per il semplice motivo che il personale che dovrebbe effettuare i controlli previsti è del tutto insufficiente (praticamente, tutti i Municipi della Capitale soffrono pesanti carenze di organici), oltre al fatto che gli stessi lavoratori hanno paura di denunciare le irregolarità per timore di perdere il lavoro. Inoltre, si è diffuso a macchia d’olio il fenomeno dei contratti part time al minimo delle ore consentite mentre ai lavoratori vengono imposti orari molto più lunghi. Le cooperative stipulano con il lavoratore contratti da dodici ore settimanali, ma poi il lavoratore ne deve lavorare anche il triplo, senza che le ore supplementari gli vengano retribuite con la maggiorazione del 27% prevista dal CCNL delle cooperative sociali. Questo comporta per il lavoratore una serie di penalizzazioni molto gravose: sia i giorni di malattia che le ferie e i permessi, infatti, vengono retribuiti sulla base dell’orario contrattuale e non su quello effettivamente svolto, e anche il T.F.R. viene calcolato sulle ore del contratto sottoscritto, anziché su quelle realmente effettuate. Si tratta, quindi, di un danno serio subito da lavoratrici e lavoratori, mentre le cooperative ne traggono evidenti vantaggi, sia in termini economici che di flessibilità e ricattabilità della forza lavoro. Ad oggi, non risulta alcun controllo effettuato dal Comune di Roma e, naturalmente, alcuna sanzione inflitta alle cooperative, nonostante il nuovo Regolamento adottato dal Comune affermi che spetta al Municipio in cui opera la cooperativa “verificare l’applicazione degli accordi contrattuali di settore e la corretta applicazione del C.C.N.L. e dei Contratti e Accordi Collettivi Decentrati Integrativi Regionali e/o Provinciali di secondo livello, sottoscritti dalle Organizzazioni Sindacali e Datoriali comparativamente più rappresentative di categoria, al personale impiegato nel Servizio attivando, qualora necessario, l’Osservatorio del Lavoro, o Organo equivalente di autocontrollo interno all’Amministrazione capitolina, anche al fine di attuare strategie di contrasto al lavoro sommerso nel settore in questione e all’applicazione di CCNL spuri e mancato rispetto nella corretta applicazione normo-economica dei CCNL applicati. In caso di mancata corretta applicazione delle norme di legge e dei contratti o accordi collettivi, il Municipio, informatone il Dipartimento, provvede a valutare l’esclusione dell’Ente gestore dal Servizio e ad attivare le relative procedure amministrative”.

Purtroppo, come già accennato, spesso sono gli stessi lavoratori che omettono di segnalare i comportamenti scorretti e le violazioni delle cooperative. Leggendo i post e le comunicazioni sulle chat e sulle pagine Facebook, emerge un quadro a dir poco agghiacciante, che però non si traduce in iniziative concrete. Per esempio, le operatrici di una cooperativa accreditata in quattro Municipi hanno fatto sapere che una di loro è stata costretta a riprendere il servizio nonostante risultasse ancora positiva al Covid, con la minaccia di una riduzione dell’orario di lavoro e dello stipendio; un’altra ha dovuto presentarsi al lavoro con un braccio rotto e ingessato, sempre dietro minaccia di sanzioni da parte della cooperativa; decine di lavoratori e lavoratrici raccontano dei loro contratti da dodici ore settimanali mentre ne devono lavorare anche trentasei, senza – ovviamente – percepire la maggiorazione dovuta. Un caso emblematico è stato quello di A., operatore assunto dalla cooperativa Eureka con un contratto a tempo indeterminato, il quale, a metà novembre, si è ammalato, ha comunicato regolarmente la situazione all’azienda e ha avuto la malaugurata idea di chiedere quale fosse il trattamento previsto. Sentendosi rispondere che l’azienda non retribuiva i primi tre giorni di malattia e che l’INPS avrebbe provveduto a pagare quelli successivi, A. ha fatto notare che il CCNL prevede che i primi tre giorni di malattia debbano essere comunque pagati dall’azienda e tanto è bastato per vedersi licenziato in tronco. A differenza di quanto fanno in molti, A. non ha chinato la testa e si è rivolto al suo sindacato, l’Unione Sindacale di Base – USB, e al Comitato Romano AEC, che si sono subito attivati, insieme ad un altro sindacato di base, la Confederazione Unitaria di base – CUB. Dopo una prima manifestazione davanti la sede della cooperativa Eureka, della questione è stato investito il XIV Municipio, richiamandolo alle sue responsabilità. Anche i genitori dei bambini seguiti da A. si sono fatti sentire, denunciando il fatto che i loro figli erano stati abbandonati dalla cooperativa, che aveva allontanato un valido operatore senza nemmeno sostituirlo stabilmente. Ci sono voluti due mesi di manifestazioni e incontri con i vertici del Municipio, restio ad intervenire, nonostante le violazioni da parte della cooperativa Eureka fossero assolutamente evidenti. La situazione si è sbloccata quando la famiglia di uno dei bambini, con il sostegno dei sindacati e del comitato, ha incaricato un avvocato di inviare una diffida ai vertici politici e amministrativi del Municipio, intimando loro di intervenire se volevano evitare conseguenze pesanti (leggi: denuncia per omissione di atti d’ufficio). Meno di ventiquattro ore dopo aver ricevuto la diffida, il Municipio ha provveduto a revocare l’incarico alla cooperativa Eureka e ad affidarlo ad un’altra cooperativa accreditata, che a sua volta ha assunto A. per gestire l’assistenza ai bambini disabili. (2 – continua su Diogene di domani)

Qui il link alla puntata 1 https://diogeneonline.info/lesternalizzazione-dei-servizi-pubblici-linclusione-scolastica-disabili-nel-comune-di-roma-1/

Germano Monti

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