L’industria dello zucchero nello stato indiano del Maharashtra è al centro di gravi accuse riguardanti abusi sui diritti umani e condizioni di lavoro deplorevoli. I lavoratori, spesso migranti senza contratti formali, sono esposti a sfruttamento, violenze e pratiche di lavoro forzato.
Questa situazione coinvolge anche multinazionali come Coca-Cola, PepsiCo e Unilever, che si riforniscono di zucchero dalla regione.
I lavoratori della canna da zucchero nel Maharashtra operano in condizioni estremamente difficili. Senza contratti scritti, sono alla mercé dei datori di lavoro, che spesso impongono orari estenuanti e salari inadeguati.
La mancanza di tutele legali li rende vulnerabili a minacce, violenze e, in alcuni casi, rapimenti per costringerli a continuare a lavorare.
Secondo un rapporto del New York Times e del Fuller Project, i lavoratori sono spesso trattenuti contro la loro volontà e sottoposti a condizioni assimilabili al lavoro forzato.
Le multinazionali che acquistano zucchero dal Maharashtra sono state criticate per non aver affrontato adeguatamente le violazioni dei diritti umani nella loro catena di approvvigionamento.
Nonostante le politiche aziendali che dichiarano tolleranza zero verso il lavoro forzato, le indagini hanno rivelato che queste aziende continuano a rifornirsi da fornitori implicati in pratiche abusive.
Ad esempio, Jaywant Sugars, una fabbrica accusata di trattenere lavoratori contro la loro volontà, ha fornito zucchero a Sucden, un importante broker di materie prime che afferma di controllare il 15% del commercio mondiale di zucchero.
Sucden ha dichiarato di non aver effettuato acquisti da Jaywant Sugars dal 2020 e di richiedere chiarimenti sulle pratiche di lavoro prima di riprendere eventuali rapporti commerciali.
Le multinazionali sono state più volte accusate di violazioni dei diritti umani nei paesi in via di sviluppo. Ad esempio, Coca-Cola è stata coinvolta in controversie riguardanti violazioni dei diritti dei lavoratori in Colombia e India.
PepsiCo è stata criticata per l’uso di lavoro minorile nelle sue piantagioni in Indonesia. Tuttavia, le condanne legali formali sono state rare, spesso a causa di insediamenti extragiudiziali o della complessità nel perseguire legalmente queste aziende a livello internazionale.
Il governo del Maharashtra ha negato l’esistenza di lavoro forzato nell’industria dello zucchero, affermando che i lavoratori sono liberi di muoversi e non vengono imprigionati dai datori di lavoro.
Tuttavia, gruppi per i diritti dei lavoratori e indagini indipendenti contraddicono queste affermazioni, evidenziando la necessità di interventi più incisivi per proteggere i diritti dei lavoratori.
Le aziende coinvolte hanno spesso risposto alle accuse facendo riferimento alle loro politiche sui diritti umani, senza affrontare specificamente le problematiche nel Maharashtra.
I lavoratori della canna da zucchero in Maharashtra continuano a subire condizioni di sfruttamento, con pratiche di lavoro forzato che violano le leggi indiane e internazionali.
Secondo un’indagine del governo del Maharashtra, pubblicata nel 2023, oltre il 60% dei lavoratori del settore zucchero è costretto a rimanere in debito con i datori di lavoro, impedendo loro di cercare altre opportunità lavorative.
Il debito medio accumulato dai lavoratori oscilla tra i 50.000 e i 100.000 rupie (circa 600-1.200 dollari), una cifra insormontabile per famiglie che guadagnano circa 3 dollari al giorno.
I dati dell’International Labor Organization (ILO) evidenziano che l’India ospita oltre 8 milioni di lavoratori intrappolati nel lavoro forzato, con l’industria dello zucchero che rappresenta uno dei settori più problematici. Questo contribuisce a collocare l’India tra i Paesi con il maggior numero di violazioni dei diritti dei lavoratori al mondo.
A livello internazionale, diverse multinazionali, tra cui Coca-Cola e PepsiCo, sono state coinvolte in accuse simili in altri contesti. Nel 2016, Coca-Cola ha affrontato una causa per presunti abusi sui lavoratori in Colombia, mentre nel 2020 PepsiCo è stata al centro di un’indagine per l’uso di lavoro minorile in Indonesia.
Questi episodi mettono in luce un problema sistemico: le catene di approvvigionamento globali restano opache, rendendo difficile garantire che le dichiarazioni di tolleranza zero verso lo sfruttamento siano rispettate.
La combinazione di debiti, assenza di contratti formali e minacce di violenza rende il lavoro forzato nell’industria dello zucchero una realtà radicata. Le politiche governative, che minimizzano il problema o lo negano del tutto, e la mancanza di trasparenza delle aziende multinazionali complicano ulteriormente la situazione.
Con il Maharashtra che rappresenta oltre il 35% della produzione di zucchero in India, queste problematiche non riguardano solo i diritti umani, ma hanno anche implicazioni economiche per uno dei settori più importanti del Paese.