venerdì, Dicembre 8, 2023
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Marcinelle, 66 anni dopo

66 anni fa la tragedia di Marcinelle in Belgio, nella miniera di carbone Bois du Cazier, in cui persero la vita 262 operai, di cui 136 italiani, quasi tutti provenienti dal sud della penisola. Alle 8 di mattina le scintille causate da un corto circuito diedero fuoco a 800 litri di olio in polvere bruciando le strutture in legno del sito. Il montacarichi, avviato al momento sbagliato, urtò contro una trave d’acciaio, tranciando un cavo dell’alta tensione, una conduttura dell’olio e un tubo dell’aria compressa e la tragedia fu completa.

L’incidente è il terzo per numero di vittime tra gli immigrati italiani all’estero dopo i disastri di Monongah e di Dawson. Il sito Bois du Cazier, oramai dismesso, fa parte dei patrimoni storici dell’Unesco. I minatori in quel periodo abitavano in baracche usate per i prigionieri sovietici dei lager tedesschi.

“Dal 2001 la ricorrenza è stata proclamata Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo affinché, nel ricordo di quanto accaduto al Bois du Cazier, possa essere onorata la memoria di tutti gli italiani caduti sul lavoro all’estero”, ha ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio.

L’emigrazione ha segnato la nostra identità, ha ricordato il Presidente Mattarella, un dato di fatto incontrovertibile che non ha impedito alla destra di Giorgia Meloni di approfittarne per speculare elettoralmente anche su questa tragedia. La leader della destra xenofoba ha ammonito a non fare paralleli tra la nostra emigrazione di ieri in cerca di pane e lavoro con l’immigrazione di chi arriva in Italia per gli stessi motivi decenni dopo.

Ma sciacallaggio della destra a parte, l’impressione lasciata nel nostro Paese da quella tragedia è ancora grande. Immaginare quel giorno, che secondo le cronache dell’epoca era molto caldo in Belgio, immaginare quella nube di fumo che ha sorvolato la miniera per settimane dopo il tragico evento, è molto difficile oggi.

Si salvarono soltanto in 13. A causare l’incendio, venne poi accertato, fu un carrello per trasportare il carbone rimasto incastrato nel montacarichi del pozzo. Non c’erano uscite di sicurezza e nessuno poté fuggire, rimanendo in trappola a mille metri di profondità. Soltanto dopo due settimane i soccorsi poterono raggiungere i cadaveri dei minatori.

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