La destrutturazione dell’assegno unico rappresenta un atto profondamente ingiusto da parte del governo Meloni, un colpo duro che va a minare la sicurezza economica di milioni di famiglie italiane. La dimostrazione di un’incapacità profonda di concepire una vita libera e affettivamente equilibrata.
Questa misura, introdotta dal governo Draghi, era stata pensata per unificare e semplificare i vari sussidi per i figli a carico, offrendo un supporto essenziale indipendentemente dalla composizione familiare.
Era una boccata d’ossigeno per tanti, un aiuto concreto in un Paese dove fare figli è già una scelta economicamente coraggiosa.
C’era stato anche un righiamo da parte dell’Unione Europea per l’esclusione dei lavoratori stranieri dal beneficio. L’ammontare da 57 euro a figlio sarà tolto a chi non presenta l’Isee e a chi ne ha uno al di sopra dei 45 mila euro. Spostando le risorse su chi ha di meno
Ora, la scelta di rivedere questa misura non può che essere vista come un attacco ideologico, mirato a colpire quelle famiglie che non rientrano nell’ideale conservatore tanto caro alla destra italiana.
È una decisione che colpisce direttamente il cuore del welfare familiare, lasciando indietro chi non risponde ai rigidi criteri morali ed economici promossi dalla maggioranza di governo. Soprattutto in un periodo dove la povertà, aggravata dal governo Meloni con l’abolizione del Reddito di Cittadinanza, che ha lasciato un milione di poveri senza sussidi.
E c’è dell’ironia amara in tutto questo: Giorgia Meloni, premier non sposata e madre di una figlia fuori dal matrimonio, insieme alla sorella Arianna, convivente, adesso seprata con due figli fuori dal matrimonio, si ergono a paladine di un modello di famiglia che esse stesse non incarnano.
Eppure, nonostante la loro personale esperienza, non hanno avuto remore nel togliere sostegno a quelle stesse famiglie che, come le loro, non si conformano a un tradizionalismo di facciata. È un atto di ipocrisia politica, che suona come una lezione non richiesta su cosa significhi essere una “vera famiglia”.
Questa mossa crea ulteriori divisioni in un Paese già lacerato da disuguaglianze economiche e sociali, dove le famiglie si trovano sempre più abbandonate a se stesse. In un momento in cui la natalità è ai minimi storici e il costo della vita cresce incessantemente, togliere l’assegno unico non è solo una scelta miope, ma una vera e propria dichiarazione di guerra contro le famiglie italiane.
Un governo dovrebbe preoccuparsi di supportare tutte le famiglie, non solo quelle che rispettano certi criteri ideologici.
Con questa decisione, il governo Meloni riporta l’Italia indietro di decenni, cancellando con un colpo di spugna uno dei pochi provvedimenti che avevano dato un po’ di respiro a tante famiglie in difficoltà.
S’inizia a intravedere la ragione espressa da chi, oggi querelato, come il professor Luciano Canfora, aveva espresso l’attitudine della premier per lo stato etico, quel tipo di stato che entra nella vita dei cittadini decidendo quali sono i comportamenti morali e quali no.
E tutto questo mentre i suoi leader, con la loro vita personale, dimostrano che le famiglie non sono tutte uguali, ma tutte meritano lo stesso rispetto e sostegno. Almeno potrebbero essere coerenti le sorelle Meloni e istituire, come già con successo avviene in Iran, la Polizia Morale. Sarebbe meno ipocrita.