Giovedì scorso, la giunta militare del Burkina Faso ha proclamato una “mobilitazione generale” per fornire allo stato “tutti i mezzi necessari” per fronteggiare una serie di attacchi terroristici che si sono verificati dall’inizio dell’anno.
Il presidente di transizione del Burkina Faso, il Capitano Ibrahim Traoré, ha fissato l’obiettivo di riconquistare il 40% del territorio del paese che è controllato da gruppi terroristici affiliati ad Al-Qaeda e all’ISIS. In un comunicato della presidenza, si legge che l’obiettivo è quello di creare un “quadro giuridico per tutte le azioni da intraprendere” contro gli insorti.
“Di fronte a questa situazione di sicurezza, la salute della nazione dipende da un’ondata di spirito nazionale da parte di tutte le sue figlie e figli per trovare una soluzione”, ha detto il ministro della Difesa, il colonnello maggiore Kassoum Coulibaly.
Non sono ancora stati resi noti i dettagli del piano, anche se una fonte della sicurezza ha rivelato che includerà “uno stato di emergenza per i territori colpiti”. Le autorità hanno anche emesso un “avviso” che conferisce al presidente “il diritto di requisire persone, beni e servizi e il diritto di limitare alcune libertà civili”.
Il governo aveva già annunciato a febbraio un piano per reclutare altri 5.000 soldati per combattere l’insurrezione che ha colpito il Burkina Faso dal 2015. La violenza ha provocato la morte di oltre 10.000 persone negli ultimi sette anni e ha costretto due milioni di persone a lasciare le proprie case.
Quattro giorni fa almeno 44 civili erano rimasti uccisi in due attacchi attribuiti a gruppi terroristici. Il Burkina Faso è una delle regioni più povere del mondo ed è diventato l’ epicentro delle violenze perpetrate dai militanti islamisti legati ad Al-Qaeda e allo Stato islamico.
La violenza è iniziata nel vicino Mali nel 2012, ma da allora si è diffusa nell’arida distesa della regione del Sahel a sud del deserto del Sahara.
Ampie aree del nord e dell’est del Burkina Faso sono diventate ingovernabili dal 2018. Milioni di persone sono fuggite dalle loro case, temendo ulteriori incursioni da parte di uomini armati che spesso scendono nelle comunità rurali in moto. Migliaia sono stati uccisi.
