martedì, Dicembre 3, 2024
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Modi abbandona gli agricoltori: crisi e proteste travolgono l’India

In India, il settore agricolo è il cuore pulsante dell’economia, ma anche il suo punto più debole. Coinvolge circa il 45% della forza lavoro e contribuisce al 15% del PIL, ma gli agricoltori continuano a vivere ai margini, schiacciati da un sistema che sembra averli dimenticati.

Le difficoltà sono drammatiche e non accennano a diminuire: prezzi sotto il costo di produzione, diritti non rispettati, debiti insostenibili e una crescente insicurezza alimentare.

Secondo l’associazione Samyukt Kisan Morcha (SKM), una coalizione di oltre 40 sindacati e organizzazioni di agricoltori in India, il governo di Narendra Modi non ha mantenuto le promesse di riforme, né ha introdotto un prezzo minimo garantito per i prodotti agricoli.

Questo costringe molti agricoltori a vendere le loro merci al di sotto dei costi di produzione, una situazione che li conduce alla rovina economica. Le statistiche parlano chiaro: ogni anno migliaia di agricoltori si suicidano, incapaci di far fronte ai debiti e alle difficoltà legate ai cambiamenti climatici. Solo nel 2023, oltre 10.000 suicidi sono stati registrati tra agricoltori e lavoratori agricoli, secondo i dati del National Crime Records Bureau.

Il problema non riguarda solo i produttori, ma ha un impatto devastante sulle famiglie. Secondo l’ONU, il 36% dei bambini indiani sotto i cinque anni è sottopeso, mentre il 38% soffre di ritardi nella crescita.

Questa insicurezza alimentare riflette le crescenti disuguaglianze economiche e sociali. A peggiorare le cose, i tagli ai sussidi per alimentazione, sanità e istruzione hanno aggravato ulteriormente la situazione delle fasce più vulnerabili.

Narendra Modi, primo ministro dell’India Photo by Prime Minister’s Office (GODL-India)

Parallelamente, le leggi sul lavoro, introdotte per proteggere i diritti dei lavoratori, non vengono applicate. Nonostante norme che garantirebbero salari minimi, sicurezza del lavoro e previdenza sociale, i lavoratori agricoli restano privi di tutele. Il personale amministrativo insufficiente e l’inefficiente sistema burocratico lasciano gli agricoltori senza alcuna speranza di supporto.

Le proteste degli agricoltori sono ormai all’ordine del giorno. A febbraio 2024, decine di migliaia di agricoltori hanno marciato verso Delhi, chiedendo l’introduzione del prezzo minimo garantito. La rabbia monta anche per il trattamento di favore riservato dal governo alle grandi aziende, con debiti miliardari condonati, mentre gli agricoltori vengono ignorati.

Il caso di un agricoltore nello stato del Maharashtra, costretto a vendere quintali di cipolle a prezzi irrisori, è emblematico: “Non posso coprire neanche le spese di trasporto,” ha dichiarato. Questo non è un caso isolato, ma la norma in un sistema che sembra fatto per penalizzare i più deboli.

SKM denuncia anche l’atteggiamento del governo Modi, che condona debiti miliardari delle grandi aziende, ma non offre programmi di prestito o riduzione del debito agli agricoltori e ai lavoratori agricoli, aggravando ulteriormente la loro precarietà economica.

La combinazione di politiche inadeguate, mancato rispetto dei diritti e smantellamento del welfare sociale rappresenta un fardello insostenibile per la popolazione rurale e urbana. Le prime proteste contro il governo si sono svolte martedì, e secondo il SKM, potrebbero intensificarsi nei prossimi mesi.

L’India è di fronte a un bivio. Continuare a ignorare le richieste di milioni di agricoltori significa rischiare il collasso di un settore vitale per il Paese. Riforme vere, politiche inclusive e un impegno concreto per migliorare le condizioni di vita degli agricoltori sono l’unica via per evitare una crisi che potrebbe travolgere non solo le campagne, ma l’intera economia.

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