La provincia settentrionale di Cabo Delgado in Mozambico è al centro di una doppia crisi, segnata da nuovi attacchi terroristici e da un crescente contrabbando di legname. Tra il 10 e l’11 maggio, terroristi affiliati al sedicente Stato Islamico hanno lanciato attacchi coordinati, colpendo Macomia, una città che ospita una base militare a circa 180 chilometri dalla capitale provinciale, Pemba. Centinaia di residenti locali sono stati costretti a fuggire nei boschi per cercare rifugio.
Gli attacchi a Macomia, che era già stata bersaglio di violenze nel giugno 2020, indicano un grave peggioramento della situazione. Nonostante la presenza di una base delle Forze di Difesa e Sicurezza del Mozambico, la città è stata scelta come obiettivo, suggerendo che i terroristi stanno espandendo la loro area di operazioni. Gli scontri sono durati fino al primo pomeriggio di sabato, quando i terroristi si sono ritirati.
Altri villaggi, tra cui Missufine e Cajerene, situati a soli 70 chilometri da Pemba, sono stati anch’essi attaccati, causando ulteriori fughe di massa di civili e incendi di abitazioni. Monsignor Diamantino Antunes, vescovo di Tete, ha espresso profonda preoccupazione per la distruzione di “decine di villaggi” e di “infrastrutture pubbliche e sociali, comprese le cappelle”.
Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, gli attacchi terroristici hanno generato circa 50.000 nuovi sfollati interni solo nella seconda metà di aprile 2024, e questo numero è in crescita.
Parallelamente alla violenza terroristica, il contrabbando di legname sta finanziando in modo significativo l’insurrezione islamista nella regione. Un’inchiesta della Environmental Investigation Agency (EIA) ha scoperto che il commercio illecito di palissandro dalle foreste di Cabo Delgado alla Cina contribuisce a finanziare i militanti. Questo legname, altamente apprezzato per la produzione di mobili di lusso in Cina, è trafficato attraverso reti corrotte e operazioni di disboscamento illegale.
L’EIA ha condotto un’indagine sotto copertura di quattro anni che ha rivelato come la cattiva gestione delle concessioni forestali ufficiali e la corruzione tra i funzionari portuali stiano permettendo al commercio di espandersi incontrollato. Il legname viene esportato principalmente attraverso i porti di Pemba e Beira, spesso violando le normative internazionali. Il palissandro è protetto da un trattato internazionale, ma la domanda insaziabile da parte dell’élite cinese mantiene il commercio fiorente.
Le entrate generate da questo commercio illecito sono stimate in 1,9 milioni di dollari al mese, fondi che i militanti utilizzano per finanziare la loro insurrezione. Secondo un rapporto del governo mozambicano, il coinvolgimento degli insorti nel contrabbando di prodotti della fauna e della flora sta contribuendo a un altissimo livello di raccolta fondi per i ribelli. Il palissandro contrabbandato viene spesso mescolato con legname legalmente tagliato e poi esportato come legno lavorato, eludendo così le leggi mozambicane che vietano l’esportazione di tronchi grezzi.
La situazione è ulteriormente complicata dalla presenza di altre risorse naturali preziose nella regione, tra cui petrolio, gas naturale, rubini e zaffiri. Queste risorse attraggono grandi investimenti globali, ma aumentano anche le tensioni e i conflitti. La provincia ospita il progetto di liquefazione del gas da 20 miliardi di dollari della società energetica francese Total e la miniera di rubini Montepuez, di proprietà del Gemfields Group, che ha generato entrate per 167 milioni di dollari nel 2023.
L’attività dei ribelli ha portato a una delle crisi di sfollamento più gravi dell’Africa, con oltre un milione di persone costrette a lasciare le proprie case. Gli insorti attaccano i civili, compiendo massacri, decapitazioni, stupri e rapimenti. Villaggi interi sono stati bruciati e distrutti, destabilizzando ulteriormente la regione e rendendo difficile l’applicazione delle leggi volte a proteggere sia la popolazione sia l’ambiente.
Le autorità mozambicane, nonostante l’assistenza di truppe straniere, lottano per mantenere il controllo e stabilizzare la provincia. La corruzione e l’illegalità permeano molti settori, facilitando il commercio illecito e la violenza. In un contesto di conflitto e disperazione, la gestione sostenibile delle risorse naturali sembra un obiettivo lontano.
Cabo Delgado è diventata un epicentro di violenza e contrabbando, con risorse naturali sfruttate per finanziare un’insurrezione in crescita e alimentare una rete criminale sempre più pervasiva. La situazione nella regione è un intreccio complesso di conflitti armati, crisi umanitarie e sfruttamento ambientale, con effetti devastanti per la popolazione locale e per l’intero paese.
Conflitti armati che vedono purtroppo protagonisti dei minori, come denuncia Human Rights Watch. I gruppi armati legati allo Stato islamico nel nord del Mozambico hanno utilizzato ragazzi di appena 13 anni per fare irruzione e saccheggiare diverse città, nella provincia di Cabo Delgado. Non è chiaro se i bambini fossero anche impegnati nella lotta contro le forze armate governative. Il reclutamento e l’utilizzo di bambini sotto i 15 anni come bambini soldato è un crimine di guerra.
Diversi testimoni, compresi i parenti dei ragazzi, hanno detto a Human Rights Watch che tra i combattenti di Al-Shabab che hanno preso parte al raid c’erano dozzine di ragazzi che portavano cinture porta munizioni e fucili d’assalto tipo AK. Due persone della stessa famiglia hanno affermato di aver riconosciuto tra i bambini il nipote di 13 anni.