domenica, Settembre 8, 2024
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Naufragi di serie A e di serie B

Le nostre acque sono teatro di tragedie che si ripetono senza tregua. Centinaia di morti che a stento fanno notizia e che, comunque, non sembrano calamitare l’attenzione di un pubblico che – come certi programmi televisivi dimostrano – è solito indugiare su macabri eventi.

Imbarcazioni stracolme di disperazione colano a picco e dopo un paio d’ore non se ne parla nemmeno più. Forse l’inabissarsi di decine e decine di poveracci non suscita emozioni e non innesca alcuna curiosità.

Il naufragio di un megayacht, invece, incontra maggior interesse, scatena la caccia ad ogni piccolo particolare, diventa argomento di discussione e di confronto.

All’apocalittico epilogo di tanti migranti effettivamente mancano mille ingredienti che possano ingolosire il telespettatore un tempo ipnotizzato dal tubo catodico e oggi avvinghiato al maxischermo nel salotto di casa.

Difficile immaginare una intrigante trama dietro un carico di sconosciuti talmente poveri da non avere nemmeno una storia personale. Impossibile credere che le vittime meno benestanti abbiano una vita da raccontare e se anche mai l’avessero non sarebbe capace di emozionare una platea con il cuore incallito da omicidi e violenze consumati tra la povera gente.

Nessuno prova a figurarsi cosa abbia preceduto l’annegamento di un una donna o un uomo che fuggono dagli orrori della sua terra, quasi quella dello sventurato di turno fosse ogni volta una banale uscita di scena, fastidiosa, ripetitiva, sempre la stessa, destinata a non avere un nome neppure nei titoli di coda.

A dispetto di Totò e della sua “livella” anche da morti i VIP continuano ad essere tali. Il loro passato è inaffondabile, le testimonianze di amici e conoscenti sono immancabili, dettagli insulsi della loro esistenza vengono ricamati per tratteggiare personaggi che non sono mai stati come li si cerca di descrivere.

La medesima sorte, ma mille differenze. I ricchi trapassano su lussuosi yacht, sommersi da casse di champagne e ostacolati nel tentativo di salvarsi da ingombranti bagagli di Luis Vuitton, mentre i “negher” scompaiono su rottami che – come loro – sono “usa e getta” per chi ne gestisce il traffico.

In queste disgrazie la vera divergenza sta nella vita precedente e nel destino dei parenti sopravvissuti. Mentre adesso si sente parlare di spartizioni ereditarie e di risarcimenti assicurativi miliardari, quando va a fondo il barcone e restano bambini “non accompagnati” i discorsi sono a secco di parole.

Umberto Rapetto Generale GdF – Fondatore e per dodici anni comandante del Gruppo Anticrimine Tecnologico

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